La segnaletica dimenticata che fa perdere la retta via

di Paolo Graldi
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Domenica 8 Aprile 2018, 09:00 - Ultimo aggiornamento: 09:01
C'era una volta, ormai tanto tempo fa, la segnaletica stradale. Ricordate? Era composta da strisce bianche, larghe, di traverso alla strada, per indicare il passaggio pedonale, la precedenza per chi attraversava la strada. Altre strisce bianche ritagliavano gli spazi riservati ai parcheggi non a pagamento, topos superati quasi ovunque da strisce blu che impongono un pedaggio a ore, estratto da apposite macchinette e controllato da occhiuti vigilantes con pettorine gialle con su lo stemma della città. C'erano anche altri simboli, non meno importanti: la doppia striscia a metà carreggiata per il divieto di sorpasso, linee tratteggiate a segmenti regolari per consentire la manovra.

Questo insieme di tracce bianche si chiamava segnaletica stradale, imposta dal codice della strada, attivata e curata per condurre l'utente sulla retta via. Il rispetto delle regole scritte sull'asfalto per ridurre i rischi di incidenti e per stabilire le priorità per i cittadini. Di questo patrimonio, via via che l'incuria è andata occupando zone sempre più vaste, non è rimasto quasi più nulla. La mancanza cronica di manutenzione ha cancellato tutto, sono rimaste qua e là vaghe e labili tracce, inservibili e quasi offensive. Anche questa malattia dopo gli alberi che si abbattono sui passanti, voragini che aprono e inghiottono automobili, buche disseminate come trappole per topi, consegnano una Capitale devastata. Ed è gravissimo perché chi perde la segnaletica, poi, non sa più dove andare. Vero?, signora sindaca. Ci pensi, non si distragga attraversando sulle strisce inesistenti.
 
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