L'impietoso racconto del degrado quotidiano

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Mercoledì 3 Ottobre 2018, 08:33
Messaggero di ieri, cronaca: «Pulizia e bus, nuova bocciatura. Controllo servizi: molti giudizi negativi. Strade sporche in cima alla lista nera, il calvario dei mezzi pubblici». Poi, in altra pagina: «Rami e tronchi caduti, i cimiteri mai rimossi: «Quartieri abbandonati». Ancora, nella pagina successiva: «L'odissea dei reclami tra telefonate a vuoto e mail senza risposta». Ne ha scritto anche su questo giornale Dacia Maraini, infuriata, delusa, avvilita. Il diario scrupoloso e obiettivo sullo stato della Capitale, dell'incuria perniciosa e offensiva che la colpiscono quotidianamente non riguarda più solo i soldi che mancano, le malefatte del passato issate come stendardi, gli appalti che giacciono nei freezer della politica, il personale ridotto all'osso, le buche che s'allargano: il racconto della città raffigura il procedere quasi inesorabile di un degrado nel quale il vento fa crollare alti fusti e solleva nuvole nere di polvere.

Tutti i rapporti sullo stato della Capitale rappresentano ciò che i suoi abitanti constatano ad ogni passo, ad ogni respiro. Non ci si può rassegnare all'idea che le sterpaglie, avanzando dai prati abbandonati delle ville, divengano padrone del nostro verde. Ma, quel che indigna, è la mancanza di interlocuzione con le autorità: una scandalosa latitanza dei centri di ascolto. Nascono, benemeriti, gruppi di romani che, protetti da pettorine colorate, raccolgono le scorie di spazi altrimenti invivibili. Il volontariato si sostituisce al servizio pubblico. Non può bastare e il tagliando delle responsabilità è alle porte.

paolo@graldi.it
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