Dentro le ville così arroganti spicca il codice del clan

di Paolo Graldi
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Giovedì 19 Luglio 2018, 09:47
Casa Casamonica: un mondo, anzi un universo incredibile e sbalorditivo quello che si è aperto a chi è entrato nella casa del boss capoclan in carica Giuseppe, arrestato in un villone. L'esagerazione nauseante fatta arredamento, la grassa opulenza dei mobili intarsiati, lo sfarzo dei bagni con i rubinetti dei lavabo e della vasca d'oro, gli ingressi damascati, orribili dipinti d'ispirazione religiosa con cornici ridondanti, soffitti soffocati dagli stucchi. Neanche un libro in giro, in compenso immensi schermi tv, mobili bar con quello che costa di più di champagne e whisky e vodka e gin. Tutto ciò descritto, tuttavia, non rende l'idea esatta di come è stata pensata e realizzata la magione del mafioso e della sua famiglia e al cui ingresso troneggiano leoni di marmo e all'interno grossi cani, pantere nere, ghepardi, tigri a grandezza naturale in falsa ceramica, quasi a vigilare sui tesori e spaventare i visitatori. Qualcosa del genere l'avevamo già apprezzata nella serie di Gomorra, casa Savastano. Ispiratore dell'architetto dei Casamonica? Del resto, il filone culturale è il medesimo. Come si possa e dove comprare quella robaccia, dove si trovino gli artigiani implicati in quella specie di set dell'orrido merita una indagine a parte. Come sia stato possibile realizzare quel tempio della ricchezza arrogante e padrona va capito, investigato. Non solo per raccogliere elementi probatori dei crimini. È il fragoroso dato culturale, antropologico, che interessa. Come il funerale con otto cavalli a trainare il feretro del capoclan e l'elicottero che fa piovere petali di rose sul lutto di parenti e amici.
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