Triage casalingo e test a strascico: ci guadagna solo il Covid

Triage casalingo e test a strascico: ci guadagna solo il Covid
di Paolo Graldi
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Venerdì 20 Novembre 2020, 00:05

La controversia dei medici di famiglia (rifiutano le visite domiciliari ai pazienti positivi e ricorrono ai giudici del Tar ottenendone un discusso placet giudiziario), s’arricchisce di interessanti particolari. Infetti. È vero che il Covid ha prodotto un’esagerata richiesta di controllo sanitario a casa: persone con sintomi vari e lievi che preferiscono il medico al proprio capezzale e una diagnosi in salotto proprio per non affrontare il viaggio verso un Pronto Soccorso. Viaggio incerto quasi sempre, desolante e doloroso sempre. Alle richieste di un tampone rivelatore, provvedono le Uscar, Unità Speciale di Comunità Assistenziale Regionale, con il suo bravo, striminzito ma infaticabile personale.

Ora si scopre, proprio attraverso i risultati di una indagine dell’Uscar del Lazio, che il 35% dei tamponi domestici, per le più diverse ragioni, era inutile, una specie di triage casalingo inefficace, una scrematura dal divano.

In tempi di pandemia è davvero difficile schierarsi per una ragione o per l’altra. Ma, in questo caso, di sicuro c’è che i tamponi a strascico, come nella pesca delle sardine, costa molto in termini economici e di utilizzo del personale e produce risultati scadenti. Anche sul piano epidemiologico perché la raccolta dei dati è generica, casareccia, alla buona. Resta il nodo delle visite che i medici della mutua, anche per via della carenza di protezione, vogliono evitare. Copiosi e riconoscenti sono già giunti a destinazione i complimenti del signor Covid. L’unico che non si lamenta.

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