Era immaginabile, scontato, che il bubbone dei cinghiali che imperversano nei centri abitati con gravissimi disagi e danni avrebbe trovato voci amiche, sponsor decisi a cambiare registro. Per anni ci si è trastullati in arroventate tavole rotonde, schermaglie tra ambientalisti e cacciatori finché la realtà di una invasione incontrollata di ungulati ha imposto uno stop. Dai banchi del Campidoglio la questione, risolta solo in parte e con molti avversari attraverso le gabbie-trappola, è approdata chiassosamente addirittura nella legge di Bilancio, un emendamento alla manovra. Come gettare una candela accesa in una polveriera.
Ma, il cittadino che tanto ha lamentato un’inerzia issata sull’altalena della propaganda e della ideologia, adesso si rilassa: finalmente, qualcosa si muove.
Se ne rallegrano gli addetti alla agricoltura che lamentano danni ingentissimi ma anche il pericolo per chi viaggia si è dimostrato altissimo. Anche qui si dovrà ricorrere al buon senso, che aiuta sempre. Però un deciso basta a questo scempio era atteso. Servirà.
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