La stretta sui cinghiali che arriva in ritardo

di Paolo Graldi
2 Minuti di Lettura
Venerdì 23 Dicembre 2022, 00:25

Era immaginabile, scontato, che il bubbone dei cinghiali che imperversano nei centri abitati con gravissimi disagi e danni avrebbe trovato voci amiche, sponsor decisi a cambiare registro. Per anni ci si è trastullati in arroventate tavole rotonde, schermaglie tra ambientalisti e cacciatori finché la realtà di una invasione incontrollata di ungulati ha imposto uno stop. Dai banchi del Campidoglio la questione, risolta solo in parte e con molti avversari attraverso le gabbie-trappola, è approdata chiassosamente addirittura nella legge di Bilancio, un emendamento alla manovra. Come gettare una candela accesa in una polveriera.

Ma, il cittadino che tanto ha lamentato un’inerzia issata sull’altalena della propaganda e della ideologia, adesso si rilassa: finalmente, qualcosa si muove.

Sì, perché se è fuori misura pensare a gente che imbraccia il fucile da caccia e va per cassonetti a cercar prede da abbattere (con la possibilità di portare tutto dal macellaio per farne pezzi da mettere in tavola) è altrettanto sensato immaginare con la sorveglianza delle Regioni e degli altri enti preposti una azione severa di contenimento, cioè la decimazione dei branchi. 

Se ne rallegrano gli addetti alla agricoltura che lamentano danni ingentissimi ma anche il pericolo per chi viaggia si è dimostrato altissimo. Anche qui si dovrà ricorrere al buon senso, che aiuta sempre. Però un deciso basta a questo scempio era atteso. Servirà.

graldi@hotmail.com

© RIPRODUZIONE RISERVATA