Quei ritardi nei cimiteri, un peso in più al dolore

Quei ritardi nei cimiteri, un peso in più al dolore
di Paolo Graldi
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Sabato 24 Aprile 2021, 23:30 - Ultimo aggiornamento: 25 Aprile, 00:08

Per chi li ha amati i nostri morti restano vivi, per sempre: nel cuore, nella memoria, nel suono inconfondibile della voce che risentiamo, nella calligrafia dei gesti che ci accompagnano. Accompagnarli dove riposano in pace, l’avvio di quella che si conosce come la vita eterna, rappresenta un sollievo leggero ma utile per tenersi a galla in un mare di dolore. Bene, sapere che quel momento, (certo fatto anche di pratiche burocratiche, di tasse da pagare, di adempimenti vari) non ha più una data, che la sepoltura, l’ultimo congedo è impossibile, che la tumulazione avverrà, chissà quando. Tutto ciò rappresenta un peso aggiunto sul lutto: insopportabile, irricevibile.

In un esemplare servizio per Rai News 24 Paolo Poggio ha mostrato le cataste di bare in attesa di una dimora nel cimitero di Prima Porta: immagini che anche in tempo di pandemia feriscono per la crudezza ed anche per la crudeltà che racchiudono e ci mostrano, impietosamente, una carenza di servizio indecente.

Anche la crisi deve trovare il tempo e il modo di stringere questa straziante attesa: tre mesi per un loculo o una cremazione, settimane per riavere un’urna con le ceneri o una lapide dove deporre un fiore. La macchina comunale dell’Ama incaricata delle esequie deve sanare questa ferita, che è un insulto al più elementare civismo. Faccia un passo indietro chi ha lasciato che si arrivasse a questo. E sia chiaro: il dolore sa urlare molto forte, con quella forza che solo l’amore per i propri cari sa dare.


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