Centro storico da tutelare: basta con i ripensamenti

di Paolo Graldi
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Giovedì 13 Settembre 2018, 12:27
Chiamatelo come volete: il gioco delle tre carte, il metodo del qui lo dico e qui lo nego, la sindrome delle montagne russe. Il volteggio da ballerino del Bolshoi, stavolta, è del consigliere grillino (presidente della commissione Commercio) Andrea Coia che sta pensando di esibirsi in modo spericolato sul tema degli spazi che i ristoranti possono occupare con i loro tavoli. E poiché non ci si fa mancare niente dalle parti del Campidoglio, stavolta si tratta nientemeno che di piazza Navona. Fu il sindaco Marino, perentoriamente, a imporre la retrocessione degli spazi.

Boccone amaro per i ristoratori che si misero sul piede di guerra per fame atavica di spazi, per qualcuno occupati e non pagati. Adesso c'è aria di ripensamenti proprio per tornare ad allargare, sempre famelicamente, proprio partendo dal salotto a cielo aperto che tutto il mondo ci invidia, piazza Navona, appunto. Solo che in tutto il mondo, quando il contesto è di specialissimo rilievo, le mire espansionistiche dei commercianti vengono tenute al guinzaglio corto proprio perché è chiaro che il bene supremo da tutelare è il luogo e non i suoi presunti arredatori.

Il consigliere si è detto sensibile ai piani di massima occupabilità secondo le proposte (pressioni?) degli interessati: embè? Ciascuno tira l'acqua al proprio mulino. Per fortuna, per adesso, è solo una pensata di fine estate: si aspetta il parere della Sovrintendenza e degli assessorati coinvolti. Tavolino selvaggio Due, la vendetta un horror da non girare.
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