Una strana storia che il Campidoglio dovrebbe chiarire

di ​Paolo Graldi
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Giovedì 23 Marzo 2023, 00:17

Casa, dolce casa, a Roma è uno scandalo e tutto - probabilmente - finirà in tribunale. La bomba politica è già scoppiata. La nuova puntata del “Piano Casa” da approvare in Campidoglio, per sistemare la spinosa e annosa questione degli occupanti abusivi, diventa “Ladri di case” in un’inchiesta di “Fuori dal coro” su Rete 4.
Le chat tra l’assessore Tobia Zevi, che avrebbe passato le carte riservate del “Piano” al capofila degli “occupanti” Luca Fagiano, sollevano pesanti dubbi e dallo sconcerto, l’opposizione passa alla richiesta di dimissioni. Per quanto mostra l’inchiesta televisiva lo stesso Zevi offre la lettura del “Piano” a Fagiano ed altri interlocutori in chat: un provvedimento temutissimo perché si propone di mettere ordine e ripristinare la legalità in una realtà di fattispecie fuorilegge.

Fagiano, al calor bianco, replica che il “Piano” così com’è non va affatto bene e che va cambiato altrimenti “si incrinano i rapporti con la Giunta”. O si fa come diciamo noi o sono guai: questo è l’inequivocabile senso della battuta alla quale l’assessore, rassicurante, cerca di placare l’irruento interlocutore.
Detto tra virgolette: “Il piano casa è lontano anni luce da quello che ci aspettiamo, così non va proprio”. Risposta: “Modifichiamo e portiamo in Giunta”. Come dire: agli ordini, comandante. Il dialogo affronta poi il tema, da sempre paventato e mai attuato, dello sgombero di un Hotel in via Prenestina, occupato quasi manu militari da gruppi di famiglie non aventi diritto. “Non c’è nessuno sgombero in vista”, rassicura l’assessore a Fagiano, placandone le preoccupazioni.

Se il contenuto delle chat verrà confermato ci sarà di che allarmarsi. Il rapporto tra il rappresentante della massima istituzione cittadina e il leader di una organizzazione muscolare appare come inquinato da una sudditanza psicologica, si ha la sensazione che sul dialogo aleggi la paura, il timore di ritorsioni. Lo scoop in “esclusiva” di Rete 4 è dunque destinato a diventare un caso politico e anche giudiziario.
L’assessore Zevi punta i piedi e rivendica di aver chiesto invano a Giordano un contatto prima della messa in onda, e accusa il conduttore di aver manomesso la sequenza delle chat.

Il giornalista, invece, assicura di non aver ricevuto né messaggi, né telefonate.

Vedremo, a carte scoperte, che cosa ne verrà fuori dal confronto delle diverse versioni. Quel che non si può negare, pare, è il rapporto tra Zevi e Fagiano su una materia delicatissima che deve ancora passare al vaglio del voto in Giunta. E, comunque, già il fatto che s’intrecci tra loro un dialogo, che ci si inoltri in valutazioni di merito o addirittura in promesse di cambiamento di linea innesca una gragnuola di interrogativi che interpellano l’etica dei comportamenti.

Le occupazioni di case, a Roma, hanno invaso per decenni le cronache, spesso di polizia. Emerge per un verso una pervicace incapacità della politica di immaginare e costruire strategie abitative, a fronte di una Capitale in crescita esponenziale. Per altro verso si affranca l’intreccio di rapporti opachi, intessuti di buonismo un tanto al chilo per tenere sedata una situazione obiettivamente esplosiva. Si è preferito lasciar correre piuttosto che applicare le leggi vigenti. Si è tenuta al guinzaglio la legalità piuttosto che utilizzarla contro chi la violava, spesso a danno di chi vanta diritti usurpati. La querelle sui “Ladri di case” avrà altre puntate. Il Campidoglio può sempre giocare d’anticipo sulle rivelazioni giornalistiche: basterebbe uscire allo scoperto e dire, fotogramma per fotogramma, come stanno davvero le cose.

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