Fu questo il periodo più lucente della vita di Lucano. Il suo poema, la Pharsalia (ma nei manoscritti è intitolato Bellum civile, "La guerra civile") fu anche acclamato.
Le sorti del poeta, tuttavia, mutarono radicalmente quando cadde in disgrazia presso l'imperatore. Le cause di tale mutamento nei rapporti fra i due non sono chiare. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che i motivi risiedessero in un risentimento personale; altri vi hanno visto una logica conseguenza del precedente allontanamento dello zio Seneca; altri ancora hanno imputato la causa principale alla posizione filorepubblicana assunta da Lucano nella sua opera.
La Pharsalia fu una delle fonti più preziose per Dante Alighieri, che spesso la citò nella Divina Commedia.
Grande è la considerazione di Dante per Lucano. Nell'Inferno (IV) egli lo pone tra i cinque sommi poeti che lo precedono ("sì ch'io fui sesto tra cotanto senno"): Virgilio, Omero,Orazio, Ovidio e, appunto, Lucano.
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