Nella Capitale fu uno degli animatori della Resistenza nella capitale. Nuovamente catturato e incarcerato a Regina Coeli, fu torturato dai tedeschi perché rifiutò di collaborare. Mentre lo riportavano in cella dopo un feroce pestaggio, incontrando Sandro Pertini (anch'esso detenuto) trovò la forza di sussurrargli: "guai se alla fine della guerra dovessimo incolpare tutto il popolo tedesco per la malvagità di pochi". Morì in carcere, in conseguenza delle torture subite, la mattina del 5 febbraio 1944. È sepolto presso il Cimitero del Verano.
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