Lorenzo non smette di abbracciare la mamma. Per tutta la funzione la tiene stretta a sé. Lei ha un cappotto bianco come a esorcizzare il nero della morte che tutto inghiotte. La bara di Martina Scialdone, uccisa dal suo ex fidanzato Costantino Bonaiuti la sera del 13 gennaio fuori da un ristorante, è ricoperta di fiori. Davanti c'è un grande cuore rosso e sopra la sua foto da dove sorride. La Basilica di Santa Maria Ausiliatrice in via Tuscolana è strapiena. La chiesa, che non era quella frequentata dalla famiglia Scialdone, è stata scelta proprio per consentire a tutti di prendere parte alle esequie. Le lacrime rigano i volti dei più mente Davide, uno dei ragazzi del coro, intona Ovunque sarai di Irama. Una delle canzoni che piacevano a Martina che sarà cantata anche alla fine. I brividi corrono lungo la schiena. Ad officiare la funzione il vescovo Riccardo Lamba: «Come mai tanta violenza si è accumulata nel cuore di un uomo da portare alla morte di un'altra persona. Una domanda a cui nessuno può rispondere. Il cuore dell'uomo è un abisso. Nemmeno chi ha provocato la morte di Martina è in grado di rispondere a questa domanda». Lacrime di dolore ma anche di tanta rabbia per una morte «assurda e ingiusta». Durante l'omelia il vescovo ha ricordato anche le altre vittime di violenza. Inoltre per tutta la funzione il nome di Martina è sempre stato accompagnato a quello del papà Dino, scomparso prematuramente per una malattia.
LA LETTERA DELLE AMICHE
La famiglia, le amiche e gli amici di Martina stretti in un dolore che cerca ancora una ragione.