Martina Scialdone, l'ultimo saluto al Tuscolano: «Non addio ma arrivederci». E risuona "Ovunque sarai" di Irama

Lettere delle amiche nella chiesa gremita: "Il miglior modo per salutarti non è piangere ma ringraziarti"

Martina Scialdone, l'ultimo saluto al Tuscolano: «Non addio ma arrivederci». E risuona "Ovunque sarai" di Irama
di Emiliano Bernardini
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Mercoledì 25 Gennaio 2023, 07:42 - Ultimo aggiornamento: 15:05

Lorenzo non smette di abbracciare la mamma. Per tutta la funzione la tiene stretta a sé. Lei ha un cappotto bianco come a esorcizzare il nero della morte che tutto inghiotte. La bara di Martina Scialdone, uccisa dal suo ex fidanzato Costantino Bonaiuti la sera del 13 gennaio fuori da un ristorante, è ricoperta di fiori. Davanti c'è un grande cuore rosso e sopra la sua foto da dove sorride. La Basilica di Santa Maria Ausiliatrice in via Tuscolana è strapiena. La chiesa, che non era quella frequentata dalla famiglia Scialdone, è stata scelta proprio per consentire a tutti di prendere parte alle esequie. Le lacrime rigano i volti dei più mente Davide, uno dei ragazzi del coro, intona Ovunque sarai di Irama. Una delle canzoni che piacevano a Martina che sarà cantata anche alla fine. I brividi corrono lungo la schiena. Ad officiare la funzione il vescovo Riccardo Lamba: «Come mai tanta violenza si è accumulata nel cuore di un uomo da portare alla morte di un'altra persona. Una domanda a cui nessuno può rispondere. Il cuore dell'uomo è un abisso. Nemmeno chi ha provocato la morte di Martina è in grado di rispondere a questa domanda». Lacrime di dolore ma anche di tanta rabbia per una morte «assurda e ingiusta». Durante l'omelia il vescovo ha ricordato anche le altre vittime di violenza. Inoltre per tutta la funzione il nome di Martina è sempre stato accompagnato a quello del papà Dino, scomparso prematuramente per una malattia.

LA LETTERA DELLE AMICHE
La famiglia, le amiche e gli amici di Martina stretti in un dolore che cerca ancora una ragione.

Tra i presenti anche l'avvocato Mario Scialla che rappresenta la famiglia Scialdone «l'essere umano non può comprendere ciò che umano non è» e il presidente del Municipio VII, Francesco Laddaga. Un gruppetto di amiche di Martina, le più strette, trova la forza di salire sul sagrato per leggere una lettera: «Ciao Marti, siamo tutti qui per te. E non ci stupisce perché tu eri il nostro punto d'incontro anche se siamo tutte diverse e tutte sparse per il mondo. Il tuo sorriso era contagioso, non esisteva un giorno no. Hai sempre amato forte perché tu eri forte. Se credevi in qualcosa la facevi. Ci mancherà il tuo modo di affrontare la vita a cuor leggero. Il miglior modo per salutarti non è piangere ma ringraziarti. Siamo sicure che questo non è un addio ma un arrivederci perché sappiamo che ci verrai a trovare». Subito dopo di loro è stato il turno di un collega dell'ufficio dove Martina lavorava: «Era un'avvocatessa tenace e appassionata. Siamo sicuri che ci mancherà». Al termine della funzione c'è solo il silenzio e il dolore tra i tanti che hanno partecipato ai funerali. Nessuno vuole parlare. Il silenzio viene rotto solo da uno zio di Ancona: «Se avessi potuto sarei salito sul pulpito e avrei detto che Dio lo possa fulminare». Il carro funebre, bianco, lascia la chiesa. Ancora lacrime e la canzone di Irama che risuona nelle orecchie di tutti «Se tornerai qui, se mai, lo sai che io ti aspetterò».

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