Libri: 31 trentuno racconti sull'anima autentica di San Giovanni e del Tuscolano, dove Roma è davvero Roma

La basilica di San Giovanni, simbolo del quadrate di Roma a cavallo dell'Appia Nuova e della Tuscolana
di Luca Lippera
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Giovedì 20 Gennaio 2022, 09:31 - Ultimo aggiornamento: 4 Ottobre, 17:46

C'è una casa che possiede "occhi" e dice cosa fu veramente il rastrellamento del Quadraro, si scoprono tracce di un amore nato a Monte del Grano cresciuto discreto e fortissimo nel silenzio e si "balla" un tango argentino in una notte al "Club Zanussi" in piazza Re di Roma dove comanda un tipo chiamato El Morocho. Ma, in ducentosettanta pagine di lettura, tra Stria, realtà e fantasia, si assaporano moltissime altre cose - volti, identità, misteri - e si avverte anche l'indicazione di un cammino. "A Roma San Giovanni" e "A Roma Tuscolano", due raccolte di racconti su uno dei quadranti più simbolici della città - il Laterano, il mercato di via Sannio, l'Acquedotto Felice, il piccolo grande leccio dell'Alberone -  dipingono con amore i quartieri a cavallo dell'Appia Nuova e ricordano allo stesso tempo che la capacità di scrivere, di farlo al meglio, e con chiarezza, non dipende solo dall'ispirazione, dal talento e da quello che dice il cuore in un momento più o meno lungo alimentando l'immaginazione.

Le storie pubblicate dalle "Edizioni della Sera" sono in diversi casi il prodotto dalla palestra di "Genius", una scuola di scrittura creativa (genius@storygenius.it) nata molti anni fa, che fa base, curiosamente, da Fassi, la gelateria più antica della città all'Esquilino. I racconti offrono un viaggio immaginifico, concreto e non scontato al centro della metropoli. Parecchi degli autori sono ex allievi di ogni età (la voglia di migliorarsi con un corso non dipende dagli anni) e tutti nell'insieme dicono indirettamente, le pagine ne sono una prova, che per far uscire dalla penna o dalla tastiera qualcosa che si faccia leggere servono tecnica, esercizio, rispetto delle regole della lingua e qualcuno, magari il cosiddetto "editor", in grado di portare gli autori al traguardo: la pubblicazione di un'opera e con la pubblicazione una traccia letteraria che resta, grande o piccolo che sia il successo, nel proprio bagaglio da artigiano della parola, nella storia di un quartiere, e in fondo pure alla Biblioteca Nazionale in via del Castro Pretorio.


I racconti, brevi, leggibili, piacevolissimi, sono trentuno.  San Giovanni e il Tuscolano, storie senza fine sedimentate nei secoli, costituiscono la vena aurifera da cui attingono i libri. Scrittori affermati, molti dei quali nati e cresciuti proprio della zona, allievi di "Genius" e anche alcuni docenti della scuola di scrittura si rivelano cronisti pieni di immaginazione. Hanno cercato e trovato, tra la Basilica di San Giovanni e il Ponte della Ranocchia, tra via dei Quintili e gli studi di Cinecittà, gli spunti popolari di cui resta traccia, forse amplificandone alcuni, lasciandosi ispirare dai posti, dalle persone e dalle "mitologie" dei luoghi. Ovviamente non ci deve aspettare che tutte le pagine e ogni riga siano in grado di fulminare come quelle di un Truman Capote in "Colazione da Tiffany". Ma il lavoro è veramente ben riuscito, perchè mettere insieme una trentina di autori non è sicuramente un gioco. Ne viene fuori un viaggio avvincente, pieno di entusiasmo e quasi di "magia", nel tessuto di due quartieri che raccontano di Roma e la raprresentano molto di più di alcune di quelle che spopolano sulle guide e sulle vecchie cartoline.

Uno degli autori, Milena Maggio, 59 anni, insegnante, riesce a far capire nel suo "17 Aprile 1944", quattro pagine quattro, cosa fu esattamente il Rastrellamento del Quadraro, l'alba nella quale alcuni reparti dell'esercito tedesco presero casa per casa centinaia di uomini nel cosiddetto Nido di Vespe - li avrebbero chiamati poi "Gli Schiavi di Hitler" - e li deportarono in Germania affinché lavorassero gratis nelle industrie belliche del Nazismo morente. Daniela Cicchetta, con "Il Caparra e il Caravaggio", gioca col testo attorno alla Torre del Quadraro, dove nel 1961 - una sorpresa dei due libri tra le tante - fu girato il film "Fantasmi a Roma", con Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni e una apparente svitata che urlava: «Ciro!... Ciro!». Chi era? L'attrice Sandra Milo: proprio lei.


La raccolta "A Roma San Giovanni" è a cura di Loredana Germani, 60 anni, appassionata di libri («Rileggerli è ancora più bello...», dice spesso), che è tra i fondatori della scuola "Genius". Firma il racconto "Te lo dico domani", probabilmente il più bello, nonostante appena sette pagine.

Faustino ama una giovane, Adele, ma viene portato via dal Quadraro dalla Whermacht e non fa in tempo a chiederle se vuole mettersi insieme a lui. Tanti anni e una Roma dopo, busserà alla casa della ragazza d'un tempo, sposata da un altro ma ormai morta, e un vedovo capirà tirando fuori una foto da una scatola quanto possa essere forte l'amore di uno sconosciuto, l'ex "rivale", coltivato nella discrezione e nel silenzio. La scuola (telefono 351.8779461) organizza, oltre a quelli sui racconti, labotatori sul romanzo, il videomaking, i podcast, la radio e le sceneggiature. Bravi ci si può nascere da soli ma diventare altro è spesso tutto un altro paio di maniche.

 Ilaria Petrarca, romana, appassionata di scrittura creativa anche lei, si è messa a scanfagliare in uno dei "capitoli" le suggestioni lasciate da un fatto di cronaca nera. Il racconto di cui è autrice è intitolato "Il ritorno di Jack Lametta". E' davvero esistito, l'enigmatico e imprendibile Jack, e terrorizzò per un po' San Giovanni negli Anni Ottanta del Novecento finendo su tutti i giornali (cosa che doveva piacergli da matti) perchè se ne andava in giro di sera con un taglierino a sfregiare il viso di persone che prendeva di mira non si sa per quale delirio della mente. Saltò pure fuori un tizio che disse di essere lui Jack e il libro racconta che fine ha fatto. Rivelazioni che sorprendono, perché da questa parti, e nelle pagne che ne sono uno specchio, c'è sempre da scoprire.


I lavori del volume "A Roma Tuscolano" sono stati coordinati da Daniela Cicchetta, scrittrice, nata a piazza dei Consoli, altro simbolo della zona. Ma la prefazione è di Paolo Restuccia, 60 anni,  uno dei fondatori e vulcanico "Deus ex machina" della scuola, da decenni regista della popolarissima trasmissione "Il Ruggito del Coniglio" su Rai Radio2. Due romanzi all'attivo per lui: "La strategia del tango" (2014), e "Io sono Kurt" (2016). Anche un racconto, "Le segrete stanze", che si trova nella antologia "Romani per sempre". Ora c'è in arrivo un terzo libro: "Il colore del tuo sangue", in uscita tra pochi giorni. «Se il Tuscolano può essere un quartiere di Roma - scrive Restuccia - è solo perchè Roma è immensa, straripante, disordinata e sempre un po' folle. Altrimenti il Tuscolano sarebbe una città a sè"... Il Nido di Vespe... Una donna minacciata dai suoi quarant'anni...Palazzi accoglienti e protettivi che qualche volta non ce l'hanno fatta a proteggere dalle miserie e dalle crudeltà della vita... Forse un quartiere si può raccontare solo così, a squarci e frammenti, a spizzzichi e bocconi...».


Andrea Carraro, 63 anni, docente di "Genius", autore di un racconto, "Il Branco", diventato un film di Marco Risi, introduce così "A Roma San Giovanni". «La domenica si andava spesso da mia nonna Luisa che abitava in via Urbino... Mio padre guidava la sua 1100 grigia... C'era la zuppa di lumache attorno al tavolo grande del soggiorno...» Si fa cenno, alla fine della prefazione, pure alla «gustosa vicenda di un leone fuggito dal circo», spunto di uno dei racconti (Bianca Giovannini), episodio realmente accaduto attorno a via Taranto nel 1959. «Ammazza quanto è grosso 'sto cane!», dicevano i curiosi.

Via Urbino, quanti ricordi: l'Appia Nuova a un passo, piazza Re di Roma poco più in là, il profilo dei Castelli Romani per chi spingeva lo sguardo in direzione dell'Acqua Santa, Quarto Miglio e l'ippodrono delle Capannelle. C'era una volta, sì e no a trecento metri da via Urbino, il Don Orione, il cinema parrocchiale "pidocchietto", e ci si andava la domenica pomeriggio, dopo il pranzo in famiglia, a vedere film sugli indiani, i cow-boys e le grandi praterie di Manitou, un dio che pareva più saggio di quello dell'iuomo bianco. Il Ponte della Ranocchia e le case che vanno fino Villa Lazzaroni e oltre ne hanno viste nel corso degli anni veramente di cotte e di crude: vincite al Lotto, scandali, delitti, feste, incidenti rocamboleschi, ragazzini che bevevano Limonappia e Frascati dal vinaio sotto casa, gioie e dolori che inevitabilmente attraversano una metropoli. Perchè al Colosseo e a San Pietro, fantastiche per i turisti, ci sono la Storia e la leggenda. Ma all'Appio-Tuscolano, un cuore che batte senza sosta, c'è una città  tutta da raccontare perché è tuttora viva e reale, non un rudere da fotografare per dire semplicemente che si è stati lì lasciandola nella memoria "senza memoria" di uno smartphone. 

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