Roma, l'omicidio di Diabolik. «Bandana e camminata inchiodano Calderon»

I pm hanno chiesto il rinvio a giudizio per l’argentino 53enne

Roma, l'omicidio di Diabolik. «Bandana e camminata inchiodano Calderon»
di Valeria Di Corrado
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Martedì 15 Novembre 2022, 06:57 - Ultimo aggiornamento: 06:58

«Dalla bandana al modo di camminare, gli elementi a carico di Raul Esteban Calderon sono indiscutibili». Secondo la Procura, non c'è dubbio che l'argentino è l'uomo vestito da runner che il 7 agosto del 2019 sparò un colpo alla testa di Fabrizio Piscitelli, mentre quest'ultimo era seduto su una panchina nel parco degli Acquedotti, insieme al suo guardaspalle. Nell'udienza preliminare di ieri i pm hanno chiesto il rinvio a giudizio di Calderon per omicidio volontario aggravato dal metodo mafioso e detenzione abusiva di armi. «Non è comune avere un filmato di un delitto», hanno sottolineato in aula i magistrati, spiegando che dal video dell'uccisione di Diabolik si riconosce chiaramente Calderon. E poi, a incastrarlo ci sono «le dichiarazioni della ex compagna e le intercettazioni». Il killer è accusato anche dell'omicidio dell'albanese Selavdi Shehaj, detto Passerotto, avvenuto sulla spiaggia di Torvaianica il 20 settembre 2020. In questo caso, insieme a Enrico Bennato e Giuseppe Molisso, «con premeditazione e agendo in concorso tra loro e con altra persona allo stato non identificata che fungeva da palo - si legge nel capo di imputazione - travisati dall'uso di mascherine e caschi integrali al momento della fuga, si portavano in pieno giorno sul lungomare di Torvaianica, all'altezza del chiosco Bora Bora, e a distanza ravvicinata esplodevano due colpi di arma da fuoco con una pistola calibro 7,65 browning colpendo al collo Shehaj». Per questo omicidio, aggravato dal metodo mafioso, Molisso è accusato di aver condiviso con Calderon «la pianificazione di tempi e modi e provvedeva al reperimento di un'arma da fuoco calibro 9 (non utilizzata in occasione del delitto) e del ciclomotore viceversa utilizzato». Il gup deciderà su entrambi i filoni il 5 dicembre. Calderon aveva cercato di ottenere un rinvio dell'udienza, in quanto affetto da un disturbo dell'udito; ma il giudice ha provveduto a fornirgli un amplificatore.

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LA SORELLA DI DIABLO
«Gli atti processuali evidenziano il male in tutte le sue forme un'organizzazione pronta a commettere altri omicidi con freddezza e disinvoltura considerando le vittime designate quali bersagli di tirassegno al luna park - ha commentatola sorella di Piscitelli all'Adnkronos - Come mio fratello possa essersi inserito in questo tessuto criminale così ramificato e tentacolare è una domanda a cui cerco disperatamente di darmi risposta. Se non si fosse perso e avesse conservato i principi familiari, tutte le sue scelte, anche le più intime, sarebbero state molto diverse. In uno dei nostri ultimi incontri era molto consapevole dei suoi disastri esistenziali. Comunque in questo processo è lui vittima di omicidio. Per questo merita giustizia esattamente come l'avrebbe avuta stando in carcere se fosse vivo». Sul particolare, raccontato dal Messaggero, che il proiettile letale per Diabolik facesse parte di un lotto del Viminale, la sorella spiega che cambia poco rispetto all'impianto accusatorio; «sono invece rimasta sconcertata nel leggere che un appartenente alle forze dell'ordine potesse offrire informazioni a questi personaggi».
Sempre ieri la Procura ha chiesto 12 anni di reclusione per Fabrizio Fabietti, socio in affari di droga di Piscitelli, a processo con rito abbreviato per aver acquistato da Roberto Fittirillo (ex della banda della Magliana) 22 chili e mezzo di cocaina nell'arco di dieci giorni, a fine maggio 2018. Fabietti è già stato condannato sei mesi fa a 30 anni per l'operazione Grande raccordo criminale.
 

 

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