Diabolik, la rivelazione: «A Calderon 300mila euro per ammazzare Piscitelli»

In una intercettazione un amico del presunto killer raccontava che Raul che aveva nascosto il denaro nella cameretta della figlia

Diabolik, la rivelazione: «A Calderon 300mila euro per ammazzare Piscitelli»
di Alessia Marani
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Giovedì 3 Novembre 2022, 06:11

L'argentino Raul Esteban Calderon, detto Francisco, avrebbe ucciso Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik, per trecentomila euro e i soldi li avrebbe tenuti nascosti ai piedi del letto della figlioletta dietro al battiscopa della cameretta. È il suo amico Amleto T. (non indagato), intercettato dalla Squadra Mobile grazie a un virus trojan inserito nel suo telefonino a dirsi convinto che sia stato proprio Francisco ad avere sparato al Diablo il 7 agosto del 2019 sulla panchina del Parco degli Acquedotti. Lo riconosce anche nei frame delle immagini riprese dalla telecamera di via Lemonia e pubblicate sui giornali in cui viene inquadrato il killer in fuga: «Dalle movenze... co' quella magliettina... a me pare proprio lui.. er modo...». Non solo: lo indica come «avido» per non avere voluto dividere il denaro con altri «per fare il signore lui... ha voluto fa' a vita.. almeno avesse sistemato quarcuno». In una conversazione del 20 gennaio di quest'anno trascritta a verbale dagli agenti, Amleto, che ha precedenti ed è ritenuto dagli inquirenti «fiduciario» di Francisco nonché intermediario nei rapporti tra lui e l'ex compagna, principale accusatrice dell'argentino, parlando con una persona non meglio identificata puntualizza, a proposito del presunto autore materiale dell'omicidio del Diablo che «c'aveva tre piotte. Mo se le sbatte le tre piotte... Te lo giuro su mio nipote, glieli ho levati io da dentro casa. Lo sai dove li aveva? Sotto... intorno alla cameretta della pupa, alla cosa dello zoccoletto, ci stavano tutti pezzi da diecimila euro: 10mila, 10mila, 10mila... tutti così, trecentomila euro». Tanti soldi che, tuttavia, secondo l'amico, l'argentino non si godrà mai: «Quanno te prendono... tutti i soldi che hai guadagnato non ti servono più» alludendo che non basteranno nemmeno per gli avvocati.

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L'ESTRADIZIONE
L'amico teme anche che Calderon di fronte all'ipotesi di essere estradato in Argentina possa cedere davanti agli inquirenti: «Se lo mandano là, so ca... qui sta na pacchia».
La circostanza dei soldi tenuti nascosti nella camera della bambina, stando alle indagini, troverebbe conferma nelle dichiarazioni della madre dell'ex compagna ascoltata dagli investigatori il 30 dicembre del 2021, a pochi giorni dall'arresto di Calderon.

La donna, infatti, racconta che verso la fine del mese di agosto 2019 Raul andò a trovare lei, il compagno e la nipotina al mare ad Ardea e che in quella occasione le «mostrò uno zaino pieno per metà di denaro». Le disse di avere trovato 75mila euro, «erano tutte mazzette da 50 euro». Qualche mese dopo la donna rientra a Roma e dice di essersi accorta che Raul aveva nascosto le mazzette dietro lo zoccoletto della cameretta, approfittando dell'assenza della figlia ospitata in comunità. «Quando ho trovato i soldi l'ho invitato con modi bruschi ad andarsene via di casa e lui si mostrò infastidito per il fatto che non volevo custodire il denaro».

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TELEFONI SILENZIATI
Domani nell'aula bunker di Rebibbia, ci sarà l'udienza preliminare per decidere sul rinvio a giudizio chiesto dalla Procura del presunto killer, accusato, con Enrico Bennato e Giuseppe Molisso, anche della morte di Selavdi Shehaj ucciso in spiaggia a Torvaianica il 20 settembre del 2020. I due procedimenti sono stati uniti. Secondo l'ex compagna di Francisco a scatenare la rappresaglia contro Diabolik sarebbe stato lo scontro tra il gruppo del Diablo e quello di Leandro Bennato, fratello di Enrico, entrambi nipoti del boss di Primavalle Walter Domizi. A proposito di Leandro, la Mobile alla ricerca di tracce per ricostruire i movimenti di personaggi che potrebbero avere avuto ruoli nella vicenda, annota che il 7 agosto del 2019, giorno della morte di Piscitelli, non c'è alcun tipo di traffico che possa geolocalizzarlo; l'ultima chiamata precedente è del 26 luglio e il telefono non tornerà a parlare se non il 17 settembre. Uno strano silenzio? Tanti i punti ancora da cristallizzare nell'inchiesta. Innanzitutto manca la cosiddetta pistola fumante.
IL VIDEO E LA PISTOLA
L'arma del delitto non è stata mai ritrovata. E secondo una perizia della difesa di Calderon (la stessa di Enrico Bennato) non sarebbe del tipo indicato dagli inquirenti, ovvero corrispondente a quella sottratta all'ex compagna dell'argentino. Inoltre, una consulenza tecnica svolta sul video che riprende gli autori dell'omicidio dell'albanese, fornirebbe una ricostruzione del fatto diversa rispetto a quella narrata da Enrico Bennato, il quale, dimostrano i tabulati dei telefoni in suo uso, sempre stando alla difesa, non era neppure a Torvaianica il giorno e nell'orario dell'omicidio.

 

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