Costantino Bonaiuti, il titolare dell'armeria dove acquistò la Glock: «Voleva vendere l’arsenale»

«Disse di voler smettere e vendere tutto». E poco dopo si liberò di una sua carabina

Nell’armeria di Costantino Bonaiuti, il titolare del negozio: «Voleva vendere l’arsenale»
di Camilla Mozzetti
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Martedì 17 Gennaio 2023, 22:45 - Ultimo aggiornamento: 23:27

«Non avremmo mai pensato che fosse lui, che quel cliente fosse il responsabile dell’omicidio di quella donna, siamo rimasti allibiti e sbigottiti». Angelo Della Manna è il titolare dell’armeria dove Costantino Bonaiuti ha acquistato, nell’ottobre di qualche anno fa, la Glock semiautomatica calibro 45 sequestrata poi dalla polizia nella sua abitazione venerdì notte e ritenuta l’arma del delitto. Con quella pistola ha ucciso l’avvocatessa civilista 35enne Martina Scialdone, con cui aveva avuto una relazione poi finita per volontà della donna. Ed Angelo ricorda come proprio Bonaiuti fosse entrato nel suo negozio lo scorso dicembre con una richiesta chiara: «Voglio togliermi tutto, voglio smettere». L’ingegnere dell’Enav 61enne, dalla fedina penale immacolata, voleva disfarsi di tutte le pistole e pure fucili che possedeva in casa in ragione di quel porto d’armi per uso sportivo che aveva ottenuto nel marzo 2012. Da dietro il bancone Angelo ricorda quel giorno: «Non lo vedevo da prima della pandemia, era sempre stato un cliente normale e le assicuro che in 14 anni di attività di soggetti strani, che abbiamo anche segnalato, ce ne sono stati diversi».

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«UN TIPO COMUNE»

Ma lui no, lui sembrava una persona «normale» e «comune», per quanto circostanziabili e indiscutibili possano essere i due aggettivi. «Sarebbe stato davvero l’ultimo della lista di coloro che, da una semplice impressione, avremmo ritenuto potenzialmente responsabili per ciò che è successo.

Non era un collezionista - prosegue Angelo - aveva il suo porto d’armi per uso sportivo e non si è mai mostrato in atteggiamenti sospetti. Anche a dicembre quando è tornato dopo diverso tempo, era sereno, mi ha detto che voleva smettere, sa spesso accade, non gli ho dato alcuna importanza». Bonaiuti in questa armeria del quartiere Talenti ha acquistato tre armi: la Glock, una pistola Tanfoglio 9x21 ed un fucile calibro 12. Pagava con la carta di credito, «era sempre ben curato - prosegue il titolare dell’armeria - eppure molto riservato, mai si era fermato oltre il tempo necessario per acquistare delle munizioni né, come invece accade con alcuni clienti, si è mai lasciato andare a commenti o confidenze». Angelo non ricorda uomini o donne che lo avessero accompagnato «veniva sempre da solo». E tra i dettagli, solo apparentemente insignificanti, che pure senza intenzione si vanno a cercare nelle persone, Angelo ricorda questo: «Non indossava la fede al dito», pur essendo Bonaiuti sposato con una donna che conosceva Martina in qualità di “amica di famiglia”. 

 

LA SUA “COLLEZIONE”

Nel suo appartamento, in quel comprensorio di Fidene con parco e piscina, che dista pochi metri dal bar della “mattanza” firmata da Claudio Campiti lo scorso dicembre, la polizia ha sequestrato sia la presunta arma del delitto sia «un quantitativo rilevante di armi e munizionamento di diverso calibro», si legge nell’ordinanza con cui il gip, Simona Calegari, ha convalidato l’arresto. Solo una parte tuttavia di quello che Bonaiuti aveva messo insieme nell’ultimo decennio. Dopo il primo rilascio per il porto d’armi nel 2012, sei anni più tardi, l’ingegnere dell’Enav ottenne il primo rinnovo, poi il tempo è sceso a cinque anni e dunque avrebbe dovuto rinnovare l’idoneità il prossimo maggio. Perché nessuno gliel’ha ritirato pur essendo lui affetto da depressione, come ha spiegato l’avvocato che lo assiste? Perché Bonaiuti non aveva presentato alcun certificato spontaneamente e in assenza di controllo - formalmente non dovuto - non si è posto il problema. Tornando alle armi e alla sua volontà di “smettere”, già nei primi giorni dello scorso dicembre aveva ceduto una pistola ed una carabina ad un uomo residente in Molise. «Non esci da casa con un’arma carica - conclude Angelo Della Manna - se hai un porto d’armi per uso sportivo. Se quello era l’intento pur avendo dato via qualche pistola ne avrebbe usata un’altra come è accaduto». Non per nulla a Bonaiuti, accusato di omicidio volontario, è stata contestata la premeditazione. 

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