Casamonica, ecco le candanne. Chiesta in Appello a Roma la conferma delle condanne di primo grado nei confronti del clan. Il sostituto procuratore generale Francesco Mollace, con i pm Giovanni Musarò e Stefano Luciani applicati nel procedimento, in aula ha ribadito le accuse per il clan, che vanno dall'associazione mafiosa dedita al traffico e allo spaccio di droga, all'estorsione, l'usura alla detenzione illegale di armi, e ha chiesto l'accoglimento dell'appello proposto dai pm sulle assoluzioni relative ad alcuni capi di imputazione. «L'indagine della procura di Roma ha posto fine allo strapotere dei Casamonica. Un clan da anni a braccetto con Banda della Magliana e poteri forti della capitale», ha detto Mollace nel suo intervento. Un clan, ha sottolineato il pm Musarò, «con una forza di intimidazione impressionante. La “galassia” Casamonica è quella peculiare struttura dell'organizzazione che porta i diversi gruppi ad unirsi quando c'è bisogno». In primo grado erano arrivate condanne per oltre 400 anni carcere.
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La condanna più alta, 30 anni, era stata comminata a Domenico Casamonica, ai vertici del clan romano.
Per i giudici di primo grado, «l'ampia istruttoria svolta ha investito il gruppo criminale Casamonica operante nella zona Appio-Tuscolana della città di Roma, con base operativa in vicolo di Porta Furba, inquadrandolo, tuttavia, in un contesto delinquenziale più ampio, che possiamo chiamare la “galassia Casamonica”, dotata di un indiscusso «prestigio criminale» nel panorama delinquenziale romano». Dopo la requisitoria le parti civili hanno concluso associandosi alle richieste della procura generale. Ora la parola passerà, nell'udienza in programma domani, alle difese.