«Le idee si praticano e non si sgomberano». Campeggia sulla cassetta della posta al civico 13 di via della Caffarella la dichiarazione di ostilità che spiega chiaramente come da quel palazzo gli occupanti abusivi non intendano andarsene. Il blitz è ormai datato: la mattina del 6 marzo un gruppo di ambientalisti, dietro cui si nascondono però anche esponenti dei centri sociali e volti noti di quel gruppo che per anni ha tenuto in pugno l'ex cinema palazzo a San Lorenzo, è entrato nell'edificio un tempo di proprietà della Regione Lazio poi passato nelle mani dell'Invimit (società di gestione del risparmio del Mef).
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Lo stabile era vuoto e così il gruppo - una ventina all'inizio un centinaio quelli che poi ne hanno usufruito nel corso degli ultimi giorni - si è impossessato degli ambienti.
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L'INTERVENTO
Via della Caffarella è di fatto un'occupazione anomala rispetto a quelle che da anni si sono rincorse nella Capitale ed è stata oggetto di analisi anche in uno degli ultimi Comitati per l'ordine e la sicurezza che si sono svolti in Prefettura. Proprio il responsabile di palazzo Valentini è stato chiaro nel ribadire che non si possono tollerare occupazioni abusive in città e via della Caffarella non è da meno. Ma pur in presenza di una denuncia, sporta a pochissime ore dalla violazione, la macchina per ripristinare la legalità va a rilento. «Che ci vuole a farli uscire», domandava ieri pomeriggio un tennista uscendo da un club non distante. Anche la mediazione intercorsa con gli occupanti non ha dato i risultati sperati e da lì il collettivo Lea Berta Càceres non intende muoversi. Così, dopo le prime assemblee organizzate per discutere di cambiamenti climatici con qualche festa a movimentare le discussioni (pigiama party e affini), il calendario degli appuntamenti da vivere nel palazzo occupato è ancora molto lungo. In via della Caffarella sono stati invitati anche politici e professori universitari a parlare dei temi più diversi ma non cambia il contesto. «Se le idee sono libere così come la loro espressione almeno il rispetto dei luoghi», diceva sempre quel tennista ieri di fronte al cancello addobbato di bandiere. Solo per mercoledì prossimo, ad esempio, è stato organizzato l'appello alle realtà sociali ed ecologiste di Roma in vista del Climate strike del 25 marzo. Sarà davvero permesso e soprattutto tollerato?
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