Corruzione a Roma, vigile si offre di insabbiare gli abusi di un locale: presi soldi in contanti, condannato a un anno

Agente di Polizia locale ha preso mazzette per "aiutare" un imprenditore napoletano

Corruzione a Roma, vigile si offre di insabbiare gli abusi di un locale: condannato a un anno
di Michela Allegri
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Venerdì 12 Maggio 2023, 06:07 - Ultimo aggiornamento: 06:08

Si era offerto di controllare una pratica amministrativa e di intercedere per sanare gli abusi che avrebbero potuto portare alla chiusura di un locale di Carlo D'Aguano, imprenditore napoletano, pregiudicato, considerato dagli inquirenti vicino al clan Moccia. Per questo motivo, ieri, un vigile del IV gruppo è stato condannato per traffico di influenze illecite. Per lui la Procura aveva chiesto 5 anni di reclusione con l'accusa di corruzione, ma il reato è stato riqualificato. La stessa pena era stata chiesta anche per D'Aguano, che però è stato assolto. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il casco bianco, funzionario di Polizia locale, approfittando della sua qualifica di pubblico ufficiale, avrebbe ricevuto «indebitamente» - si legge nel capo di imputazione - la somma di 150 euro in contanti «e la promessa di corresponsione di una più consistente somma», per compiere «atti contrari ai doveri di ufficio».

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Nello specifico, D'Aguano avrebbe pagato per ottenere «l'indebito interessamento» del vigile alla pratica relativa al suo locale, il Montecarlo Caffé di via Tiburtina.

E il casco bianco si sarebbe offerto di intervenire, chiedendo informazioni al collega che si occupava degli accertamenti: erano state riscontrate delle irregolarità che avrebbero potuto portare alla chiusura del locale medesimo. I fatti vanno dal 12 aprile al maggio del 2018. A denunciare il caso era stato l'imprenditore, che aveva fornito agli inquirenti anche un filmato che immortalava lo scambio di banconote, avvenuto a bordo della sua auto. Il reato, però, è stato riqualificato dal giudice in traffico di influenze illecite, come chiesto dall'avvocato Filippo Valle, che assiste il vigile. D'Aguano, invece, è stato assolto. Non è la prima volta che ha problemi con la giustizia.

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Nel giugno 2018, la rete dell'imprenditore vicino al clan Moccia era emersa con l'arresto di Simona Amodio, all'epoca segretaria di uno dei procuratori aggiunti di Roma: era finita in manette per avere fornito a D'Aguano informazioni riservate sui procedimenti in corso. Per questa vicenda, la donna è stata condannata in appello a 7 anni e 6 mesi di reclusione, mentre per l'imprenditore, proprietario di diversi bar e sale slot, sono stati disposti 8 anni e 6 mesi. Erano stati condannati anche i poliziotti che avrebbero collaborato con la Amodio e con D'Aguano: tra loro c'era il compagno della donna che, all'epoca, era addetto all'ufficio scorte della Questura. 

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