Stadio della Roma a Pietralata, ecco le prossime tappe e i costi: due anni di cantieri

Obiettivo dichiarato dai giallorossi: aprire l'impianto per il centenario del 2027

Il rendering del progetto Stadio della Roma a Pietralata depositato dalla società giallorossa in Campidoglio nel progetto preliminare
di Fernando M. Magliaro
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Mercoledì 10 Maggio 2023, 11:34 - Ultimo aggiornamento: 11 Maggio, 10:39

L’obiettivo dichiarato e confermato ufficiosamente è aprire lo Stadio a Pietralata per il centenario della fondazione della As Roma, centenario che cade a giugno 2027. Da ieri pomeriggio, quando l’Assemblea capitolina ha dato il via libera alla delibera di pubblico interesse alla costruzione dello Stadio della Roma, è partito il count down che ha tempi abbastanza stretti.

Progetto definitivo

La prossima tappa spetta ora alla Roma: presentare in Campidoglio il progetto definitivo. Che dovrà tenere conto di tutte le prescrizioni uscite fuori sia dalla conferenza di servizi preliminare che dagli emendamenti e correzioni apportate dal consiglio comunale in sede di approvazione del pubblico interesse. 
Perché lo Stadio sia pronto a giugno 2027, il definito dovrà essere depositato entro fine 2023. 

Vediamo perché.

Al momento la stima sulla durata dei cantieri è di 2 anni di lavori.

Quindi, se si deve aprire a giugno 2027 il cantiere deve iniziare al massimo a giugno 2025. Tenersi alcuni mesi di “riserva” in caso di problemi - che con i cantieri, a Roma, sono sempre all’ordine del giorno - è una saggia considerazione. Quindi, andando all’indietro, più che a giugno sarebbe meglio se il cantiere partisse a gennaio 2025. 

Rimane, quindi a disposizione l’interno anno 2024 per completare la seconda parte dell’iter amministrativo che prevede tutta una serie di adempimenti alcuni dei quali hanno tempi prefissati dalla legge e, quindi, le deroghe possono essere minime mentre altri possono richiedere tempi non quantificati. 

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Nuovo voto in Comune

Dopo il deposito del progetto definitivo, occorreranno alcuni passaggi di competenza del Comune: la verifica da parte degli uffici della completezza della documentazione presentata senza entrare nel merito delle soluzioni progettuali previste ma solo sotto forma di lista di controllo di ciò che conterrà la “scatola” del definitivo.
Poi, il consiglio comunale, innovando il procedimento rispetto a Tor di Valle, ha inserito un nuovo voto che servirà a delegare il Sindaco o il suo rappresentante a partecipare alla conferenza di servizi decisoria.

 


Voto che, però, prevederà anche una parte più politica: l’Aula dovrà appurare che, almeno su carta, la Roma abbia rispettato le prescrizioni “obbligatorie” che il Campidoglio ha assegnato al progetto. E se è poco chiaro come faranno i consiglieri comunali a controllare tavole e disegni, carichi e pesi, volumi di traffico o altro per capire se effettivamente i progettisti giallorossi abbiano o meno fatto le cose per bene (questo è il compito specifico della conferenza di servizi che, non a caso, è un organo tecnico), rimane il fatto che occorrerà questo secondo voto. Questi due passaggi, le cui tempistiche non sono state codificate espressamente dalle norme, in teoria dovrebbero essere competati entro 15 giorni dal deposito del progetto definitivo. Questo, perché la legge prevede che la conferenza decisoria che dovrà (seriamente) valutare il progetto debba essere convocata entro 15 giorni a partire da quello in cui il definitivo viene depositato.
Tuttavia, non essendoci una reale previsione di legge per questi passaggi e, considerando che a nessuno conviene essere troppo formali sui tempi che, magari, sono anche legati al calendario dei lavori del consiglio comunale, questo lasso di tempo di 15 giorni va preso con molta cautela. 

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Conferenza di servizi decisoria: 90 giorni

Completati comunque questi due passaggi, il progetto verrà trasmesso alla Regione Lazio: nonostante la devoluzione di poteri sull’urbanistica intervenuta negli ultimi anni, la Valutazione di Impatto ambientale è rimasta una competenza regionale. Di conseguenza, il Comune ha deciso che anche la conferenza decisoria sarà una competenza che verrà gestita dagli uffici tecnici di via Cristoforo Colombo. Non è previsto nessun passaggio politico in Aula alla Pisana, di conseguenza il consiglio regionale per legge è totalmente tagliato fuori dall’iter che, va sottolineato, è solo ed esclusivamente tecnico. 

La legge prevede che, trattandosi di atti di competenza regionale, la conferenza di servizi dovrà pronunciarsi entro 90 giorni. 

Come specifica la norma, la conferenza decisoria si svolge in «forma semplificata e in modalità asincrona» cioè senza che vi sia una vera e propria riunione fisica ma attraverso la semplice trasmissione per via telematica, tra le amministrazioni partecipanti, delle comunicazioni, delle istanze con le relative documentazioni e determinazioni

Dopo di che, il verbale conclusivo di approvazione del progetto sarà pubblicato sul sito istituzionale del Campidoglio e nel Bollettino ufficiale della Regione Lazio. Questo verbale, «costituisce dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità e urgenza dell’opera» e includerà anche gli eventuali oneri per gli espropri da mettere in carico alla Roma e, «previa acquisizione dell’assenso del rappresentante del comune», sarà anche la variante a Piano regolatore 

Per inciso, se il parere della conferenza di servizi decisoria fosse negativo, la Roma «sulla base delle motivate osservazioni espresse nel verbale conclusivo della conferenza di servizi, può ripresentare una proposta modificata» che verrebbe valutata direttamente da una nuova conferenza di servizi decisoria.

Dibattito pubblico

Più volte nel corso del tempo, per rispondere anche alle polemiche suscitate da alcuni comitati contrari al progetto, il Campidoglio e l’assessore all’Urbanistica, Maurizio Veloccia, hanno ricordato come nel procedimento è inserito un passaggio di dibattito pubblico, una innovazione normativa introdotta sulla scorta del diritto pubblico francese. In questo caso, il dibattito pubblico dovrà essere fatto «in sede di predisposizione del progetto definitivo e discusso in sede di conferenza di servizi» decisoria.

Bando di gara: 120 giorni

Poiché il progetto dello Stadio a Pietralata si trova su terreni di proprietà pubblica, la legge prevede che, una volta approvato il definitivo, sia necessario metterlo a gara d’appalto alla quale, ovviamente, parteciperà la Roma. Gara la cui tempistica è costruita su 120 giorni al termine dei quali dovrà risultare il vincitore. Se vincesse un altro partecipante, la Roma, come proponente e, quindi, con una specie di diritto di prelazione, avrebbe 15 giorni di tempo per pareggiare l’offerta vincitrice.

Iter da almeno 7 mesi e mezzo

Fatti quindi, tutti i conti, fra passaggi con tempi specificati e quelli non codificati, tutti questi adempimenti portano via non meno di 225 giorni, cioè sette mesi e mezzo. Ma, come si è evidenziato con Tor di Valle, l’incognita sono i passaggi non chiariti dalle norme. Ecco perché potrebbe essere necessario anche tutto il 2024 per chiudere completamente tutto l’iter prima di poter posare la prima pietra a inizio 2025 e aprire così davvero a giugno 2027. Un obiettivo alla portata ma realmente molto ambizioso.  

Progettisti già al lavoro

In realtà, da quanto trapela, sin dal'approvazione in Giunta comunale (inizio febbraio) della delibera di pubblico interesse, la Roma ha dato mandato al team che sta progettando lo Stadio con tutte le sue opere connesse, di «correre»: sono, quindi, già tre mesi che architetti e ingegneri stanno elaborando calcoli e disegni.   

Costi: per ora, invariati

Nonostante sarà necessario riaprire il file dei conti economici per completare una verifica dopo tutti i vari emendamenti, per ora la Roma non prevede che le modifiche introdotte in consiglio comunale spostino il saldo totale dell'investimento che era stato fissato in 536 milioni di euro iva inclusa. Per il momento, l'analisi economica indica come possibili solo degli spostamenti delle varie voci di spesa ma rimanendo invariati i saldi finali. 

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