Pommidoro, riapre la trattoria "dell'ultima cena" di Pasolini: «Sfidiamo il caro-bollette per salvare un pezzo di Roma»

Dopo la chiusura nel 2021 per la morte del titolare Aldo Bravi ora il nipote rialzerà la serranda

Roma, riapre Pommidoro, la trattoria amata da Pasolini: «Sfidiamo la cirsi per salvare un pezzo di storia»
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Venerdì 11 Novembre 2022, 14:16 - Ultimo aggiornamento: 16:36

Dalle bombe americane del '43 all'ultima cena di Pasolini, centocinquanta coperti che raccontano quasi cento anni di storia di Roma. La trattoria "Pommidoro" in piazza dei Sanniti a San Lorenzo è un pezzo di memoria della capitale che ha rischiato di scomparire. Dopo la chiusura forzata della pandemia nel 2020, la serranda si era abbassata nel 2021 con la morte di Aldo Bravi, storico titolare e anima del locale. Una chiusura che sembrava per sempre. Ma ora a riprendere in mano la tradizione di famiglia per la quinta generazione, sarà il nipote che (un segno del destino?) si chiama Aldo come il nonno. I lavori sono già in corso e la riapertura è prevista a gennaio 2023, ma l'attesa è così alta che ogni giorno c'è una vera processione di vicini e curiosi che chiedono informazioni.

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«Contro il caro-bollette per salvare la memoria »

A riaprire il locale sarà Aldo Borgia, 38 anni, laureato in giurisprudenza e titolare di un'azienda agricola vicino Roma: «Lo faccio per nonno, questo posto era la sua vita. Sarà dura con l'attuale caro-bollette, ma vogliamo salvare questo pezzo di Roma e tutti i ricordi che custodisce». Al suo fianco ci sarà la mamma Alessandra Bravi (figlia dello storico titolare) e il papà Amedeo. E, ovviamente, i nonni Aldo e Anna, che qui hanno vissuto tutta la loro vita: «Mi sembra ancora di vederli seduti ai tavolini, insieme erano l'anima di questo posto.

A volte mi trovo a chiedergli consiglio».

 

Un simbolo di San Lorenzo 

La storia della trattoria "Pommidoro" si intreccia con quella del quartiere: qui nel 1943 Aldo Bravi perse la mamma e le due sorelle a causa di una bomba americana che colpì la trattoria. Poco dopo morì anche suo padre Ettore. Il locale era tutto ciò che rimaneva della sua famiglia e da qui ricominciò la sua vita con la moglie Anna, la cui leggendaria carbonara è diventata famosa in tutto il mondo. Sessant'anni insieme, tra fornelli e tavolini, supportati dalle tre figlie Dina, Alessandra e Rossana (che si chiamano proprio come la mamma e le sorelle di Aldo che morirono durante il bombardamento).

Sui tavolini di Pommidoro si sono seduti artisti e intellettuali, Maria Callas, Pier Paolo Pasolini, ma anche in tempi più recenti Pep Guardiola e Fabio Capello accanto ad operai, studenti e famiglie del quartiere. «Per mio nonno erano tutti uguali, non c'erano favori solo perché eri una persona importante e anche per questo era così amato» ricorda il nipote.

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L'ultima cena di Pasolini:  «A Pierpà ma che combini?»

Fortunato giocatore di poker (si dice non abbia mai perso una partita), Aldo Bravi "stava bene con tutti", da qui il soprannome "Pommidoro" e il nome del locale. Di poche parole, aveva l'aria "seriosa" di chi aveva conosciuto il dolore della guerra, ma non negava mai il suo aiuto a un amico in difficoltà. Tanto che un giorno si trovò a "salvare" Pier Paolo Pasolini che, inseguito da un gruppo di studenti della Sapienza, trovò rifugio proprio nel suo locale. «A Pierpà, ma che combini?» fu la frase pronunciata da Aldo che diede inizio a una lunga amicizia. Ancora oggi una foto dell'intellettuale accoglie chi entra nel locale. Accanto, incorniciato, c'è l'assegno con cui pagò quella che si dice fu la sua ultima cena prima di andare all'idroscalo di Ostia dove fu ucciso: «Non un cimelio, ma il ricordo di un vero amico».  

È la più nota, ma solo una delle migliaia di storie e ricordi che racchiude questo posto. Ed è per questo che, come dice il testo di una petizione lanciata online da Fiorella Mannoia nel 2021 "Pommidoro non può chiudere". Oltre che per il gusto speciale della sua carbonara, parte immancabile di questa lunga storia. 

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