Incendio a Colli Aniene: Antonio D'Amato è morto, Lucia Carusoni si è salvata. Quell’amore senza età

Il dramma a Roma: si conoscevano dall’infanzia e da tempo si facevano compagnia tra bridge e balli

Incendio a Colli Aniene: Antonio D'Amato è morto, Lucia Carusoni è viva. Quell’amore senza età
di Raffaella Troili
4 Minuti di Lettura
Domenica 4 Giugno 2023, 07:11 - Ultimo aggiornamento: 09:10

ROMA Antonio e Lucia si facevano compagnia. Da una vita. Amici d'infanzia, non si erano mai persi di vista. E stavano "insieme" da venti anni, con discrezione, affetto, aiuto reciproco. Un legame autentico, un regalo prezioso, una seconda possibilità, che la vita aveva dato loro e che proteggevano e custodivano con riservatezza. Lui era pranzo da lei, quando è divampato l'incendio che venerdì ha devastato una palazzina in via Edoardo D'Onofrio a Colli Aniene. Lei è riuscita a salvarsi, lui, Antonio D'Amato, 80 anni, è stato trovato a terra, morto asfissiato sulle scale, tra il sesto e il settimo piano. Forse lei ha provato a soccorrerlo, forse lui non è riuscito ad aprire la porta del lucernaio, poi il buio ha avvolto tutto e ognuno ha preso la sua strada. Lei si è riparata sulla terrazza condominiale e qui è stata salvata.

Colli Aniene incendio, ancora gravissimi 2 dei 13 feriti, i 78 sfollati non dormono nella tendopoli del Municipio. Ipotesi fuga di gas

LE PASSIONI IN COMUNE

I condomini ricordano la presenza assidua e silenziosa di Antonio, un omone alto e schivo, faceva la spesa, andava e veniva, nonostante gli acciacchi avanzassero, e la sua andatura fosse zoppicante. Lucia Carusoni, 73 anni, è stata ricoverata al Policlinico Umberto I, è ancora in osservazione ma non in pericolo di vita. Vedova da tempo, ha un figlio a Milano, parenti a Roma e in Abruzzo. Come la sorella che è corsa subito nella capitale, in ospedale, «mi ha detto: sono viva per miracolo, mi ha risposto al telefono mentre l'avevano appena salvata». Ancora non le hanno detto che Antonio non c'è più. In comune avevano tante passioni, lui non aveva famiglia. «Stai vicino a me, che fai da solo», così lui per avvicinarsi a lei aveva lasciato la sua casa a Trastevere e da un anno viveva poco lontano da Lucia, nello stesso quartiere, davanti alla chiesa di Santa Bernadette. Si erano comprati anche una casa al mare, insieme.
Schivi, colti, attenti alla politica, avevano interessi simili e ora tutti dicono «si facevano compagnia».

Insieme frequentavano centri anziani della zona, prima i balli, i corsi di informatica, poi la grande passione per il bridge li aveva travolti. Lei era iscritta al centro anziani Nuovo Primo Maggio, «qui lei aveva tante amiche», racconta la titolare Elisabetta. Poi con Antonio aveva preso a frequentare soprattutto quello di Colli Aniene, da una decina d'anni, dove Mario il titolare ricorda quanto «amassero i corsi di cultura, filosofia, i mercoledì letterari. Poi hanno creato un bel gruppo affiatato di bridge. Erano amici di infanzia, Lucia l'ho vista ieri mentre la soccorrevano, non potevo avvicinarmi».

 


Due anziani legati da tempo, un legame profondo fatto di diversità e punti in comune, che negli anni li aveva portati ad avvicinarsi sempre più. Come sempre, come vecchi amici, anche il 2 giugno scorso stavano pranzando insieme quando è divampato l'incendio. Li ha colti di sorpresa, prima il rumore forte delle esplosioni, poi la colonna di fumo nero, l'odore acre, le fiamme alte. Hanno provato a scappare in preda alla paura. Ma lui non ce l'ha fatta a uscire da quell'inferno di fuoco, si è accasciato esanime sulle scale, non aveva documenti con sé, per risalire alla sua identità ci sono volute molte ore. Lucia chissà, stordita e impaurita, ha sperato in silenzio.
Nato a Velletri, Antonio D'Amato avrebbe compiuto 81 anni il prossimo 18 ottobre. Ieri il nipote è andato in quel che resta della casa in via D'Onofrio a recuperare alcuni oggetti personali dello zio. Una palazzina piena di persone anziane, in cui Lucia e Antonio si muovevano con discrezione, non amavano parlare del loro rapporto, in pochi, solo gli intimi, sapevano di quanto fosse forte. In quel palazzo in ristrutturazione, si muovevano con la discrezione tipica di un'altra generazione, intanto con cura programmavano piccole evasioni al mare o in montagna, o gli appuntamenti con il bridge, discutevano di politica, musica e cultura. Due menti vivaci, dice chi li ha visti assieme. Anche quel maledetto 2 giugno sicuramente stavano dialogando amabilmente. Poi tutto è finito, in pochi minuti, le fiamme li hanno divisi per sempre.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA