Accesso riservato solo a clienti cinesi, prostitute della stessa nazionalità controllate a vista da "protettori" che girano in Jaguar e fiumi di shaboo. Sono questi gli ingredienti della discoteca "City Dreams" di via dei Ruderi di Torrenova (alla periferia est della città, oltre il raccordo), gestita da Jie Zhang. La 37enne - già arrestata il 7 ottobre del 2021 - era a capo della "cellula" di Roma dell'organizzazione cinese, dedita al narcotraffico e allo sfruttamento della prostituzione, sgominata ieri dai carabinieri. Grazie alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia della Dda, connazionale dei 47 indagati, e grazie alla perquisizione fatta dai Nas il 28 gennaio 2022, è emerso che "City Dreams" era una «casa di prostituzione gestita dai cittadini cinesi, accessibile rigorosamente a persone della stessa nazionalità» e «protetta» da Jianjun Jin (detto "Xiaohai", ovvero "bambino") «che si avvale della sua forza intimidatrice per tenere a bada eventuali intromissioni di altre consorterie delinquenziali, interessate agli affari».
All'interno della cosiddetta discoteca di Torre Angela, infatti, «vi era - spiega il gip - una sistematica attività di cessione di sostanze stupefacenti, nella fattispecie ketamina, shaboo e Mdma, ad opera del personale "di servizio" del locale controllato dal sodalizio». «L'attività di spaccio - si legge nell'ordinanza che ha portato ieri a 35 arresti - risulta, quindi, strettamente connessa a quella che è l'attività primaria della discoteca/sala privé, ovvero l'intrattenimento dei clienti», da parte di ragazze cinesi assoldate per offrire «pacchetti all inclusive»: consumazione alcolica, prestazione sessuale e dose di shaboo.
LE CHAT
L'organizzazione aveva preso in affitto anche più appartamenti per far alloggiare le giovani che per loro si prostituivano. «Esiste un vero e proprio sistema di controllo delle donne, che vengono prelevate dall'abitazione "sicura", per essere accompagnate sul luogo di lavoro, individuato nella discoteca», spiega il giudice.
Nella chat "fatine di Roma", invece, le giovani prostitute si scrivono a vicenda e si accordano anche per il "dopo lavoro", facendo emergere ancora una volta che a riportarle a casa, è un membro dell'organizzazione, che le ammoniva così: «Quando staccate dal lavoro, tornate tutte a casa, coloro che non lavorano non devono andare nelle altre sale privé». E ancora: «Da oggi in poi quando lavorate nella stessa stanza della sala privé, che staccate allo stesso orario, vi chiamate a vicenda, così potete risparmiare anche i soldi dei taxi stranieri». Perché per i cinesi a Roma, gli stranieri sono gli italiani.