Atletico Diritti, a Rebibbia un calcio ai pregiudizi con la squadra di futsal femminile

Con la maglia rossa le giocatrici dell'Atletico Diritti in campo a Rebibbia contro un'altra squadra
di Laura Bogliolo
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Martedì 6 Giugno 2023, 18:20 - Ultimo aggiornamento: 20:21

«Ho capito che se potevo migliorare in campo, avrei potuto farlo anche nella vita». Barbara, ex capitana, ha indossato la maglia bianco, rosso, nero. Nel 2020, scortata da agenti penitenziari, ha incontrato Papa Francesco in Vaticano in occasione dell’evento “We run together” e ha donato al Pontefice il gagliardetto della sua squadra. Si è allenata due volte a settimana tirando calci a un pallone. Ha fatto parte di una team che non va mai in trasferta, gioca sempre in casa, ma ogni rimbalzo fatto fare a un pallone è un passo in più verso la libertà. Le giocatrici vincono quando abbattono i pregiudizi contro l’idea che il calcio sia “un affare” solo maschile. Fanno gol, poi, imparando a condividere emozioni e segnano, ancor di più, quando la squadra avversaria che viene da “fuori” si ricrede, non ha più paura e abbraccia le colleghe calciatrici ringraziandole per l’esperienza. Sono più di venti e fanno parte della squadra di calcio a 5 femminile “Atletico Diritti”, il team della casa circondariale femminile di Rebibbia. 
 

I PRINCIPI

Fino a un anno fa giocavano su un campo in cemento, poi è arrivato il rettangolo regolamentare, che rispetta i parametri della Figc. «Si allenano due volte a settimana» spiega Susanna Marietti, coordinatrice nazionale di Antigone e presidente dell’Atletico Diritti che comprende anche una squadra di calcio a 11 maschile, altre di cricket, basket e tennis tavolo. «La polisportiva nasce nel 2014 da un’idea di Progetto Diritti e Antigone con il patrocinio dell’Università di Roma Tre: nel 2018 è nata la squadra di calcetto femminile di Rebibbia, una bella esperienza di condivisione non solo tra le ragazze, ma anche con le altre categorie del carcere». Ed è così che agenti della polizia penitenziaria ed educatori, ad esempio, il sabato si danno appuntamento sugli spalti per fare il tifo durante le partite delle ragazze. «Si tratta di un torneo amatoriale nell’ambito del Csi, il Centro sportivo italiano - aggiunge Marietti - e nel week-end squadre di altre polisportive vengono a Rebibbia per giocare con le nostre ragazze: la “comunità esterna” entra nel carcere ed è una esperienza fondamentale per le detenute». Tante le squadre che hanno varcato il confine di Rebibbia per giocare con l’Atletico Diritti: Spes e Atletico San Lorenzo, Apd Oir Polisportiva Ordine Ingegneri Roma e Oratorio San Giuseppe al Trionfale, solo per citarne alcune. «Il progetto è importante per far superare i pregiudizi a chi non vive il mondo del carcere, ma anche per le detenute: c’è il fair play, lo spirito sportivo e il rispetto delle regole che fa vivere in modo sano lo sport e la vita» aggiunge la presidente Marietti. Il progetto ha una grande forza rieducativa, ci sono il collegamento con l’esterno, il benessere psicofisico e il rispetto dell’altro. In campo le ragazze si sentono finalmente “libere”, uguali alle altre e senza etichette. 
 

LE ALLENATRICI

«Ad allenare la squadra per un periodo è stata la stessa allenatrice dell’Atletico San Lorenzo, Angela Del Gesso, poi Carolina Antonucci, ricercatrice di Antigone e appassionata di calcio».

Vicepresidenti dell’Atletico Diritti «sono l’avvocato Arturo Salerni e Marco Ruotolo, professore ordinario di Diritto costituzionale» presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi Roma Tre». Della squadra fanno parte donne che provengono da paesi e percorsi penali diversi. Nell’ultimo campionato, terminato da poco, la squadra si è piazzata a metà classifica. Un buon risultato e soprattutto una sfida vinta contro i pregiudizi. 

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