Tornano a splendere i tesori di Villa Wolkonsky, benvenuti nella residenza dell'ambasciatore della Gran Bretagna

Tornano a splendere i tesori di Villa Wolkonsky, benvenuti nella residenza dell'ambasciatore della Gran Bretagna
di Laura Larcan
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Mercoledì 10 Dicembre 2014, 15:54 - Ultimo aggiornamento: 17 Dicembre, 22:39
A dare il benvenuto è il Satiro Musico, con il suo volto beffardo e divertito scolpito nel marmo lattiginoso. È stato ricomposto da ben quindici grandi frammenti rinvenuti in ordine sparso nel giardino. È questa statua d’età imperiale ad aprire il percorso di visita delle due serre ottocentesche della storica Villa Wolkonsky, isola verde non lontano dalla basilica di San Giovanni, dal 1947 residenza capitolina dell’ambasciatore britannico, trasformate in una sorta di elegante antiquarium. Lungo il museo delle serre, si possono ammirare sarcofagi e frammenti a bassorilievo, statuine votive, iscrizioni, frammenti colossali di statue o elementi architettonici. Ma è solo un “assaggio” della famosa collezione Wolkonsky, che vanta oltre 350 reperti di età compresa tra il I secolo avanti Cristo e il III dopo Cristo, vanto della raffinata principessa russa Zenaida Wolkonsky, che qui risiedette (grazie ad un’eredità paterna) tra il 1820 e il 1862.









I magnifici marmi della principessa, quasi tutti provenienti da sepolture, appartenenti alla vasta Necropoli dell'Esquilino, sfilano ora anche nel “rinato” giardino di Villa Wolkonsky, che è stato svelato oggi dall’Ambasciatore britannico Christopher Prentice, con la partecipazione del ministro per i Beni culturali e per il turismo Dario Franceschini. Un restauro sostenuto grazie a Shell Italia.



«Un luogo stupendo nel cuore di Roma - ha commentato Dario Franceschini durante la visita - Un luogo extraterritoriale perché di proprietà del Regno Unito, attraversato dall’Acquedotto di Nerone, e che è stato al centro di un importante lavoro di recupero e valorizzazione e che sono sicuro presto sarà aperto anche al pubblico. Un esempio di recupero intelligente di un pezzo di patrimonio, che dimostra come Stato, Chiesa o privati possano sempre contribuire ad un’operazione di salvaguardia».



Un patrimonio recuperato attraverso un lavoro cominciato nel 2011 e coordinato dall’architetto Valentina Puglisi, curatrice della collezione, e dai restauratori Stefano Volta e Silvia Simeti, che è stato il fiore all’occhiello della raffinata corte culturale che la principessa - amante dello zar Alessandro I di Russia, di cui sposò l’aiutante di campo, il principe Nikita Wolkonsky- alimentò nella sua residenza romana ereditata dal padre (frequentata da Stendhal, Walter Scott, e persino Gogol che concepì “Le anime morte” proprio in una grotta del giardino).



E nel parco della villa, lungo le trentasei arcate dell’Acquedotto di Nerone si possono incontrare gli splendidi ritratti funerari, tra cui spicca quello dei Servilii, e i sarcofagi decorati a bassorilievo, famosi quello delle Ghirlande e quello con la Corsa delle Bighe. Fino alla splendida Athena Parthenos.



Lo spettacolo del giardino è davvero protagonista a Villa Wolkonsky, un lavoro di restyling del verde portato avanti con cura certosina da Nina Prentice: «Dobbiamo immaginarlo sommerso di rovi e vegetazione selvatica - racconta la Prentice - Rappresentava un’idea romantica di giardino, ma appariva difficile da leggere e interpretare. Così abbiamo cercato di recuperare il disegno originario, voluto dalla principessa Wolkonsky, ispirato alle suggestioni dell’Arcadia. Le arcate dell’Acquedotto, i giochi di lecci, il tempietto, traducono ora le sue idee, quasi evocando il paesaggio da Arcadia del pittore francese Claude Lorrain».
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