Roma, il figlio autistico la picchia
Mamma pubblica la foto su Facebook

Mariarosa Marassi e la foto pubblicata su Facebook
di Laura Bogliolo
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Mercoledì 22 Gennaio 2014, 20:56 - Ultimo aggiornamento: 24 Gennaio, 08:10
ROMA - Toglie i quadri dalle pareti, nasconde gli occhiali e accudisce Duna, quella cagnolona che prega non muoia mai. Mostra l’iPad che è stato gettato nell’acqua, lo stringe forte perché racchiude il mondo silenzioso di Matteo. Matteo che non parla, Matteo che è peggiorato da quando è morto il papà. «Mio figlio comunica con me solo con il computer». Mariarosa Marassi, 62 anni, ricorda a memoria le frasi del cuore di Matteo: «Sono stanco di correre dietro le mie ossessioni; a casa soffoco di normalità; non riesco a controllarmi».



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MAMMA DISPERATA

Questa è la storia di una mamma che ogni giorno trasforma la sua casa e la sua vita a misura di Matteo, autistico, 33 anni. «Voglio aiutarlo, sta regredendo». E allora lo ha fatto, spinta dalla disperazione: ha pubblicato su Facebook la foto del suo volto ferito, Matteo le ha morso il naso fino a farla sanguinare. «Non è colpa sua, ha bisogno di aiuto». Un aiuto che manca, che resta incastrato tra gli ingranaggi catramosi della burocrazia. «Le sue condizioni sono peggiorate, dal 2011 ho chiesto una forma di assistenza maggiore al Municipio IX Roma Eur». Sembra che l’Asl abbia riconosciuto la condizione di malato «gravissimo», il Municipio invece di «malato medio-grave».



Fasce a cui corrisponde un’assistenza diversa. «I centri diurni del Municipio non lo accolgono perché è un caso particolare, usufruisce di 18 ore settimanali di assistenza domiciliare, ma spesso viene un signore che neanche parla italiano», spiega Mariarosa costretta a pagare di tasca sua l’ospitalità in un centro «almeno il sabato, così si distrae». «Compito dell’amministrazione è assicurare aiuto in situazioni così gravi» dice Patrizia Prestipino, ex minisindaco del IX municipio. La vita di Matteo invece sembra essersi spenta. Ha un altro volto nelle foto scattate mentre raggiunge il polo nord con l'associazione Filippide.



Nicola Pintus, presidente associazione Filippide, ricorda quando Matteo veniva a fare sport cinque volte a settimane. Poi cosa è successo? “Matteo ha particolari esigenze, ma municipio e Asl si rimpallano le responsabilità”.



Poi c'è quella strana procedura che Pintus deve attuare per far sopravvivere l'associazione: “Presentare ogni mese al comune i nostri progetti e aspettare la convalida. Siamo, in pratica sospesi, e spendiamo per la pratica 250 euro, soldi buttati”. Di mezzo c'è la mancata approvazione del bilancio. “Il municipio non dà risposte adeguate per Matteo – dice Maria Mattorre, presidente del Lazio dell'associazione nazionale genitori soggetti autistici – ma non si tratta neanche di numero di ore o di soldi da corrispondere, qui manca l'elaborazione di un progetto di vita che risponda alle reali esigenze di una persona affetta da autismo grave”.



«Era diverso, felice. Oggi non so cosa rispondere quando mi chiede al pc: domani cosa faccio?». Mariarosa più volte è finita all'ospedale per l'aggressività del figlio che le tira gli occhiali, strappa i quadri dalle pareti e coccola Duna, quel golden retriever con cui ha vissuto negli ultimi 14 anni.



«Se morisse non so come reagirebbe Matteo», dice la mamma che non si pente per aver messo online la foto dell'ultima violenza: «Non dimostra il mio dolore, ma il suo». Matteo non ha più amici, la mamma gli ha appeso il messaggio che anni fa gli scrisse Andrea, anche lui autistico. Gli ha fatto gli auguri tirando fuori quel mondo meraviglioso che vive nascosto in Matteo: «Auguri compagno di solitudine, la tua famiglia gode del tuo goffo amore, lotta con loro e loro saranno felici».

laura.bogliolo@ilmessaggero.it



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