Esclusiva Sorella di Simonetta Cesaroni:
«Fiction tv è stata corretta e rispettosa»

Astrid Meloni nel ruolo di Simonetta Cesaroni
di Laura Bogliolo
3 Minuti di Lettura
Martedì 6 Dicembre 2011, 18:28 - Ultimo aggiornamento: 4 Maggio, 13:02
ROMA - Si fatta forza e ha acceso la tv. Ha visto dall'inizio alla fine la fiction "Il delitto di via Poma" sperando che da quelle immagini e parole potesse emergere il dolore e il desiderio di avere quella giustizia che un familiare pu vivere intimamente. E così è stato. Paola Cesaroni, la sorella di Simonetta, uccisa quel tragico 7 agosto del 1990, esprime un giudizio positivo sulla fiction andata in onda su Canale 5 e prodotta da Pietro Valsecchi. Gli autori l'avevano contattata e le avevano assicurato che il film sarebbe stato rispettoso «della famiglia e degli atti del processo». Paola, racconta in un'intervista esclusiva al Messaggero.it cosa si prova a vedere in tv la storia di quella sorella, così amata, e così tragicamente scomparsa.



Paola Cesaroni, crede che la fiction "Il delitto di via Poma" abbia rispettato il vostro dolore?

«Sì, è stato rispettato il dolore della nostra famiglia e del drammatico momento vissuto. Alcuni spunti sono vicini agli elementi processuali, altri sono nella logica del romanzo, ma è comprensibile»



Quali sono gli elementi che ritiene più vicini agli atti processuali?

«Quando leggono le lettere di Simonetta e quando mia sorella a pranzo riceve la telefonata di Busco»



Cosa ha provato quando ha saputo che avrebbero fatto una fiction sull’omicidio di Simonetta?

«L’impatto è stato senz’altro forte ed ho impiegato un po’ di tempo prima di metabolizzare la notizia, poi sono stata contattata, attraverso l’avvocato Federica Mondani, dagli autori che ci hanno spiegato le loro intenzioni».



Cosa le hanno detto gli autori della fiction?

«Ci hanno rassicurati, dicendoci che sarebbero rimasti il più possibile vicino agli atti del processo senza distorcere nulla di quello che è emerso nei lunghi vent’anni di indagini. Ci hanno sopratutto rassicurati sul fatto che il mio personaggio e quello legato all’immagine di Simonetta e della mia famiglia corrispondessero a come siamo realmente».



E come è la famiglia Cesaroni?

«Una famiglia molto unita, unita dai buoni sentimenti».



Crede sia stato opportuno scegliere la storia di sua sorella per una fiction?

«Credo che sia giusto raccontare storie di donne e ragazze uccise per ricordare quante violenze e suprusi le donne subiscono in ogni momento, troppo spesso senza ritorno e troppo spesso da soggetti con i quali la vittima ha avuto o ha un rapporto di conoscenza, di familiarità, di amicizia od affettivo in genere. Tutto ciò che tiene viva l'attenzione su drammi di violenze subite da donne dovrebbe avere un significato sociale, il problema é che talvolta, forse troppo spesso, l'attenzione si vuole tenere viva attraverso scoop mediatici che si allontanano dalle verità processuali».



Ha avuto la possibilità di vedere il film prima che lo mandassero in onda?

«Il copione non l’avevo letto e quindi non conoscevo la sceneggiatura del film. Ho sempre sperato che fosse un film rispettoso della mia famiglia e degli atti del processo».



L’avvocato Lucio Molinaro, difensore di sua madre, ha lasciato l’incarico e ha espresso dubbi sul lavoro della polizia scientifica, mentre lei continua a essere difesa dall'avvocato Federica Mondani.

«Siamo rimasti sbalorditi nel sentire tali dichiarazioni peraltro reiterate addirittura attraverso telegiornali nazionali. L'avvocato è sempre stato vicino nel percorso fatto insieme alla Procura e mai ha espresso dubbi o contrastato il lavoro della Procura; non a caso è lui stesso nelle conclusioni del primo grado a chiedere la condanna dell’imputato».
© RIPRODUZIONE RISERVATA