Vincenzo Incenzo: «Roma, bella donna ferita che ora cerca di rialzarsi»

Vincenzo Incenzo: «Roma, bella donna ferita che ora cerca di rialzarsi»
di Mattia Marzi
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Lunedì 1 Giugno 2020, 18:50 - Ultimo aggiornamento: 19:07

«Guardo Roma in questi giorni come a una donna bellissima e ferita che cerca di rialzarsi dopo una tempesta. Se questa città si riprenderà ancora una volta lo dovrà al sacrificio e al talento dei suoi figli, innamorati oltre ogni limite. E spero che i suoi nemici comprendano quale immenso peccato sia non amarla», riflette Vincenzo Incenzo dalla sua casa in zona San Pietro. Il paroliere (55 anni) è un punto di riferimento della canzone capitolina. Noto principalmente per la sua ultraventennale collaborazione con Renato Zero, nel corso della sua carriera ha scritto anche per altre voci romane, da Tosca a Michele Zarrillo, passando per Franco Califano e Antonello Venditti.
 



A due anni da Credo, il suo album d'esordio come cantautore, che fu prodotto proprio da Zero, torna ora a metterci la faccia con un nuovo disco. Si intitola Ego, arriverà a settembre, ma il 2 giugno sarà anticipato dal singolo Un'altra Italia: «È un omaggio al Paese che resiste», dice.
Questa canzone l'ha scritta durante la quarantena?
«No, era nel cassetto da un po'. Però questo mi sembrava il momento giusto per tirarla fuori. Parla di chi prova a rendersi in qualche modo utile per la comunità. Bisognerebbe smetterla di indignarsi e rimboccarsi le maniche. C'è tanto da lavorare, se vogliamo uscire dalla crisi in cui siamo ripiombati».
Il ruolo di chi scrive canzoni qual è?
«Per gli artisti questo può essere anche un momento di riflessione, di confronto con sé stessi. Dovremmo tirare fuori il meglio. Tra i colleghi che ho sentito in questi giorni c'è tanta voglia di mettersi all'opera, reagire con la musica. Il mio nuovo album parla anche di questo».
In cabina di regia c'è sempre Renato Zero?
«Continuiamo a collaborare come interprete e autore, ma in questo disco non c'è. Voglio vedere se riesco ad andare avanti camminando sulle mie gambe».
Il vostro è uno dei sodalizi più longevi della storia della musica italiana. Come vi incontraste?
«Nacque tutto grazie al successo di Cinque giorni, che avevo scritto per Michele Zarrillo. Ci conoscemmo nel 98 a casa di Antonello Venditti, che a quei tempi produceva Michele. Renato, che si era letteralmente innamorato di quella canzone, mi chiese il numero e una settimana dopo mi invitò a casa sua in via della Camilluccia. Mi diede una cassetta con una musica composta da Maurizio Fabrizio e mi chiuse in una stanza, chiedendomi di scriverci un testo sopra. Ne uscì fuori L'impossibile vivere: Zero la incise il giorno stesso per l'album Amore dopo amore».
Pare che Cinque giorni piacesse molto anche a Lucio Dalla.
«È così. Anche lui mi cercò dopo aver ascoltato quella canzone. Per il suo album Henna, nel 93, decise di registrare la mia Rispondimi' insieme a Tosca. Nel nuovo disco ho deciso di reinciderla, per omaggiarlo».
Qualche anno dopo sarebbe arrivata anche la collaborazione con Franco Califano.
«Il suo agente mi disse che stava lavorando a un nuovo album di inediti, il primo dopo tanto tempo, e mi chiese di fargli ascoltare qualcosa. Gli mandai Pierpaolo, una canzone che avevo scritto pensando a Pasolini. Lo conquistò e seppe farla sua in maniera incredibile, mettendoci dentro il sapore della strada».
Oltre all'album, sta lavorando ad altri progetti?
«Ho scritto due musical, ma ora è impossibile portarli in scena. Spero che il mondo dell'intrattenimento dal vivo si sblocchi presto e che si torni alla normalità».
 

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