L'ufficio anti-discriminazioni è l'ultimo baluardo dei renziani

L'ufficio anti-discriminazioni è l'ultimo baluardo dei renziani
di Francesco Pacifico
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Giovedì 24 Novembre 2022, 11:01 - Ultimo aggiornamento: 16:01

L'esito delle elezioni Regionali è incerto. In Comune Gualtieri e i suoi hanno sbarrato le porte agli esterni. E - non va dimenticato - il taglio dei parlamentari ha infittito le fila del partito (trasversale) di scontenti ed esclusi. Così nella Roma politica scatta la caccia a una delle poche poltrone ancora in mano a un esponente della ex maggioranza, più precisamente un renziano: quella dell'Unar (l'Ufficio nazionale antidiscriminazioni) ora guidato dal 33enne Mattia Peradotto. E parliamo di un organismo che garantisce uno stipendio di circa 160mila euro lordi annui e la gestione di un budget di circa 10 milioni all'anno per i progetti di inclusione.

Dalle forze della maggioranza dicono un perentorio: «Siamo a conoscenza della questione».

Cioè del pedigree renziano dell'attuale coordinatore, che vanta anche amicizie grilline. Nel Pd sperano nello spoil system e guardano a questa postazione, perché sperano che «non sia nelle corde del centrodestra». E sempre dal Nazareno ricordano le polemiche per la nomina in campagna elettorale del trentenne, in passato anche tesoriere di Italia Viva e cooptato dall'ex ministra renziana alle Pari Opportunità, Elena Bonetti, che lo aveva scelto come capo staff. Alessia Morani la tacciò di «incredibile disinvoltura». Per la cronaca, Peradotto, ingegnere con studi in Australia, scadrebbe tra 3 anni: a meno che non sia costretto a dimettersi prima.

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