L’ultimo dell’anno e l’aritmetica dei sentimenti

L’ultimo dell’anno e l’aritmetica dei sentimenti
di Marco Pasqua
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Domenica 31 Dicembre 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 07:34
Ho un bilancio dell’anno 
molto simile a quello 
del crack Parmalat.
#2018

@masterserious90

L’ultima notte dell’anno arriva puntuale a spiazzarci con i bilanci che, a volte, vorremmo non dover fare. È la notte del giro di boa, quando si guarda avanti, con la certezza che l’anno che verrà potrà essere migliore (per gli ottimisti) o il timore che i prossimi dodici mesi saranno segnati da fatti nefasti (per i pessimisti). E’ il giorno in cui ci si guarda attorno e si mettono in fila successi e insuccessi, si tirano le somme in campo lavorativo e personale. Quando si cerca di capire se l’aritmetica dei sentimenti, il bilancio finale (perché questo è) di ciò che si è dato e avuto, sia preceduto dal segno più o da quello meno.

È il momento in cui contiamo i “ti amo” detti o quelli che non abbiamo avuto il coraggio di dire, i visualizzati senza risposta, i baci dati ma anche le serate al cinema passate divorando pop-corn, gli aerei presi temendo l’arrivo di una turbolenza, le influenze vissute pensando che fossero chissà cosa, le cene a lume di candela, le ore (troppe) passate bloccati nel traffico, le file alle Poste, i like ricevuti, le foto condivise su Instagram, gli appuntamenti dal dentista cancellati per paura, gli addominali in palestra, le sveglie ignorate, le candeline spente sulla torta di compleanno (anche se molti ne avrebbero preferita una sola simbolica), le chiamate-stalking ricevute per offerte promozionali, e quei “per sempre” che ci dimostrano, anno dopo anno, che l’unica cosa che si avvicina all’eternità è il nostro bisogno di prendere la vita a morsi, nel bene e nel male.

marco.pasqua@ilmessaggero.it
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