Quando l’onestà non è una convenzione

di Simone Canettieri
2 Minuti di Lettura
Domenica 24 Giugno 2018, 00:54
Si, sudore e onestà
di questo è fatto
il pane che metto a tavola

@JohnnyC15981608

«Sai che c’è? Che io proprio non ce l’ho mai fatta». Quando è notte, ma i tavoli sono ancora pieni di affamati turisti, la signora Licia si toglie il grembiule, esce dalla cucina e racconta. «Proprio non ce l’ho mai fatta, dicevo. Venti anni fa, il mio Andrea se n’era da poco andato, e mi trovavo da sola con i miei figli piccoli, un maschio e una femmina, a dover tirar avanti il ristorante. E c’era la possibilità di prendere un appalto, una convenzione con un’associazione di categoria. Un anno di pranzi assicurati. Soldi sicuri. Clienti fissi. Chi mi segnalò questo fatto, mi indicò l’ufficio, con una raccomandazione finale: vai da quella signora, portale tre menù differenti e magari falle un regalo. E così preparai un menù di carne, uno di pesce e poi la pizza. Poi mi ficcai 1 milione di lire dentro ai pantaloni, il regalo per la funzionaria. Mi ricordo l’ansia mentre raggiungevo quest’ufficio, mi misi a piangere dall’agitazione, come glieli do questi soldi e se mi vedono? Alla fine bussai, entrai, le diedi i tre menù e iniziai a guardarmi intorno. Dovevo sganciare il milione. Gira che ti rigira non ce le feci me ne ritornai a casa con il milione. Io non sono capace. Ci pensavo in questi giorni di scandali. Va be’, menomale che ci sono i miei figli, sono proprio stanca, ormai». E la convenzione? «Non la presi. Eppure la nostra è la migliore pizza di Roma. Anzi, vuole assaggiare il tiramisù?».
simone.canettieri@ilmessaggero.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA