Roby_Valentini
Il freddo arriva tutti gli anni...» ripeteva tra l’appassionato e lo sconsolato don Luigi Di Liegro, la neve invece no, ma a Roma poco cambia, così ogni anno si parla di emergenza senza tetto. Scattano gli appelli alla popolazione, se vedete fagotti stesi al gelo, fate questo sforzo, avvertite qualcuno, ossia le associazioni di volontariato. Chi non li ha visti? Spesso in posizioni così strane, semi sdraiati su una panchina, seduti ma a penzoloni davanti a una basilica, storditi, sfiancati, che il dubbio fossero morti ci ha sfiorati. Non hanno niente, solo il marciapiede e un cappotto, sono soli, isolati, con disagi psichici, ricorda Roberta Molina responsabile dell’area ascolto e accoglienza della Caritas. «A volte proviamo a svegliarli, a volte riusciamo solo ad avvolgerli di coperte, come dei bambini. Ogni volta ci auguriamo che non muoiano quella notte».
Ogni anno anche lei ripete le stesse cose, che non c’è un piano e che anzi la situazione va peggiorando. In realtà qualcosa di diverso e bello c’è, i molti giovani che hanno raccolto l’appello della Caritas: non servivano solo coperte ma volontari. E un esercito di giovani è sceso in campo, non per ottenere crediti formativi o per altri fini, solo evidenziando un grande senso civico. Un nuovo senso di responsabilità che riscalda il futuro. «In fondo poi se la rendiamo migliore questa città - ha detto uno di loro - ci viviamo meglio anche noi». E non fa una piega.
© RIPRODUZIONE RISERVATA