Sconfitti e felici, ma solo sui cartelli elettorali

di Maria Lombardi
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Venerdì 16 Marzo 2018, 00:05
La tristezza aumentata... I manifesti elettorali dopo le elezioni #Roma
@mottolese

Ma che c’è da sorridere se avete perso? Eppure sulle strade di Roma sono ancora tutti felici, vincitori e vinti. «Torniamo grandi». «Avanti..». Svegliatevi: più indietro di così non si poteva. Chissà quanti di quei faccioni incollati sui cartelli elettorali, indifferenti alla pioggia e al sole così come alla sconfitta, ostinatamente fiduciosi (un dubbio, no?) si stanno ancora disperando per la batosta. Ma qui, sui marciapiedi trafitti dai pali che sorreggono sottili lastre di ferro, siamo ancora alla seconda Repubblica, il 4 marzo non è mai arrivato a spazzarla via, le promesse sono tutte lì, lacerate e penzolanti, involontariamente comiche, ma stanno lì. Senato, Camera e Regionali: nessun cartellone è stato portato via. «Qui si garantisce il diritto alla mobilità». Qui, a Roma? Ma siate seri. «Uno di noi». «Ogni giorno al tuo fianco». Che fa tanto stalker. Adesso, se è andata e come è andata (per tanti di voi che ancora sorridete male) fatevela una domanda. Come poteva andare con una comunicazione così fuori dal tempo? Arrugginita come il ferro che la sostiene, così ferma al passato da non passare nemmeno a elezioni finite. L’effetto è straniante, oltre che di malinconica bruttezza. Carta strappata, appelli dimezzati, simboli mortificati. Un tempo sarebbe stata avanguardia artistica, décollage, ora nemmeno quella. Viene da chiedersi: questi cartelli elettorali che restano lì alla faccia dell’antipolitica, del nuovo e del calendario ci stanno dicendo forse che le elezioni sono vicine? 
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