I vaccini e la burocrazia della Asl: bussare è vietato, aiutare l'utente è una colpa

I vaccini e la burocrazia della Asl: bussare è vietato, aiutare l'utente è una colpa
di Pietro Piovani
2 Minuti di Lettura
Lunedì 3 Febbraio 2020, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 00:09
«Si prega di non bussare». È ormai lo slogan degli uffici pubblici romani. Il funzionario, vittima (quasi quanto l'utente) del sistema burocratico e della sua inefficienza, cerca di difendersi chiudendo la porta della stanza. La foto qui sopra è stata scattata al Centro vaccinale Gianicolense, che scegliamo solo come esempio, uno dei tanti. Si entra nella sede di via Ozanam e ci si ritrova in un androne su cui si affacciano tre porte chiuse. Su ognuna il cartello: «Si prega di non bussare».



Messaggio che peraltro contiene una certa dose di involontaria ambiguità: potrebbe essere equivocato per un invito a fare irruzione senza chiedere il permesso. In attesa nell'androne ci sono genitori che devono vaccinare i loro bambini, ma anche genitori che devono far registrare le vaccinazioni già somministrate dal pediatra di famiglia o in un ospedale.

Perché - si noti la finezza - è obbligatorio comunicare alla Asl i vaccini fatti dai pediatri della Asl. Dunque per superare questo passaggio di pura, inutile burocrazia, dopo aver navigato tra siti web e cartelli affissi alle pareti che forniscono un groviglio di informazioni lacunose e contraddittorie, in assenza di istruzioni chiare al genitore non resta che mettersi ad aspettare davanti a una porta chiusa, ma senza bussare per carità. Finché finalmente una porta si apre, ed esce una funzionaria particolarmente gentile che trova il modo di aiutare un papà accelerando le procedure. Poco dopo quella stessa funzionaria viene sgridata da una collega che non le perdona di essere stata così gentile. «Ci sono regole da rispettare» dice. La regola sarebbe: non fare mai più del dovuto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA