Casse automatiche, veloci ma non sorridono

di Mauro Evangelisti
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Sabato 5 Maggio 2018, 00:41
Livello d’esaurimento: ho urlato 
“ho capitooooo” alla voce
della cassa automatica del supermercato
che mi ricordava di prendere il resto
@vale_dnt


All’inizio furono i self service dei benzinai, poi arrivarono le prime casse automatiche nei supermarket. Ora anche nel più rappresentativo dei fast food l’ordine e il pagamento si fanno su un mc-display, rigorosamente touch, in cui ti prendi tutto il tempo che vuoi per decidere come violare la dieta. Monica di Bastogi, la straordinaria Paola Cortellesi in “Come un gatto in tangenziale”, racconta di aver perso il lavoro al supermarket con l’avvento delle casse automatiche. In America Amazon ha sperimentato i supermarket senza casse: riempi la busta e i sensori registrano quanto hai speso addebitando tutto alla tua carta di credito. Qui ci accontentiamo della scelta chiave avvicinandoci alle casse. Fila tradizionale, con cassiera incorporata che a volte ti fa sbuffare perché parla con la collega delle ferie a Ponza o di come crescono i bimbi con il cliente che ti precede, impietosa se vai di fretta? Per la verità è la stessa che ti salva quando stavi dimenticando lo zucchero già pagato o che semplicemente ti sorride gentile, addolcendo giornate amare. Seconda opzione: vai dritto alla cassa automatica, ti senti come un bimbo al luna park quando il lettore ottico riconosce il codice a barre e sotto sotto continua a sembrarti tutto misterioso, paghi rapido con le nuove carte in cui basta sfiorare la macchinetta e voli via risparmiandoti il racconto delle vacanze a Ponza. Poi però la stessa cassa automatica ottusa 10 volte ti chiede di spostare il prodotto che hai regolarmente appoggiato. E non sorride.
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