Roma, la fame di ieri, l'immondizia di oggi e la signora che non mangia la ricotta

Roma, la fame di ieri, l'immondizia di oggi e la signora che non mangia la ricotta
di Pietro Piovani
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Lunedì 17 Dicembre 2018, 00:59 - Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 19:39
Il pizzicagnolo decanta le qualità della sua ricotta. «Non è de pecora, è de mucca signo', ma la deve sentì: è saporita uguale». Dall'altra parte del banco la donna scuote la testa. «Mi perdoni, ma non la assaggio neanche». E per motivare il suo rifiuto la signora spiega: «Quando ero bambina mia madre lavorava in un caseificio. Non avevamo una lira, neanche per mangiare. Però ogni tanto mamma mi portava allo stabilimento e lì potevamo saziarci. Mi obbligava a riempirmi lo stomaco con la ricotta di mucca, “mangia, mangia più che puoi” mi ordinava, poi con la pancia gonfia tornavamo a casa ad affrontare le solite giornate di digiuno. Il senso di nausea che provavo in quei momenti mi è rimasto dentro. Dopo tanti anni, la ricotta di mucca mi dà ancora il voltastomaco, non riesco a mandarla giù».

Il racconto dell'anziana davanti al bancone dei formaggi ci ricorda che oggi, nonostante tutto (nonostante la monnezza accatastata in mezzo alla strada, i gabbiani e i sorci che se la mangiano, i roghi dei rifiuti e le loro nubi di veleno, lo smog, le giornate perse nel traffico... a pensarci bene, tutti mali generati dall'abbondanza) noi abbiamo la fortuna di vivere nella prima epoca della storia umana in cui, - come ha scritto lo storico Yuval Noah Harari – si muore più per obesità che per fame, più per vecchiaia che per malattie infettive, più per suicidio che per omicidio.

pietro.piovani@ilmessaggero.it
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