Nel penitenziario di Rebibbia il teatro si fa ormai da molto tempo, ma per anni le messe in scena sono state solo maschili. Solo dal 2013 si sono cominciati ad allestire spettacoli con le donne. «Mi dicevano tutti: lascia stare, con le donne è complicato» racconta Francesca Tricarico, la regista e coordinatrice dell’attività teatrale nella Rebibbia femminile. «Le detenute vivono il carcere con un’emotività diversa, spesso devono sopportare l’allontanamento dai figli, hanno forti sbalzi di umore, conquistare la loro fiducia è più difficile. Però - prosegue la Tricarico - quando riesci a entrare nel mondo di una detenuta, la sua partecipazione è totale». I mesi del covid hanno stravolto le regole del carcere, tutto si è interrotto. Ma poi - almeno fino al Dpcm di ieri - il progetto teatrale della Rebibbia femminile (che ha il nome “Le donne del muro alto”) è riuscito a ripartire. E si è sdoppiato in due compagnie: quella di chi è ancora in carcere e quella di chi invece ha ottenuto i domiciliari o l’affidamento in prova.
pietro.piovani@ilmessaggero.it
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