Esistono due tipologie di “bike lane” (purtroppo c’è chi le chiama così) e ciascuna ha i suoi detrattori: ci sono quelle tracciate sui marciapiedi, accusate dai pedoni di mettere a rischio la loro incolumità; e ci sono quelle create ai lati della carreggiata, contestate dagli automobilisti perché riducono l’ampiezza della strada contribuendo all’intasamento del traffico, oltretutto con l’aggravante: «Sono sempre vuote!». Anche i ciclisti si lamentano, perché vorrebbero corsie protette da cordoli o barriere, mentre quelle che si sono viste finora sono solo pitture sull'asfalto che non garantiscono la sicurezza. Qualche giorno fa su lungotevere Aventino gli operai dipingevano le strisce della nuova ciclabile, le auto inevitabilmente rallentavano, a bordo del 716 i passeggeri brontolavano e e un signore commentava: «A Roma siamo conservatori, le novità non ci stanno mai bene: oggi protestiamo, ma aspetta 10 anni e quando tutti si saranno abituati vedrai che queste piste ciclabili guai a chi ce le tocca».
pietro.piovani@ilmessaggero.it
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