Una sfida di civiltà per isolare gli ultrà violenti

Una sfida di civiltà per isolare gli ultrà violenti
di Marco Pasqua
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Lunedì 30 Aprile 2018, 00:04 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 10:26
Da romano e romanista mi vergogno per l’aggressione di Liverpool.
@tobiazevi

"Odio Liverpool”, è il folle slogan che rimbalza in queste ore sui canali social di chi con il tifo sano non c’entra nulla. Di chi, per citare il presidente della Roma, James Pallotta, ricorda più metodi e dinamiche mafiose. Bastava ascoltare “radio Curva sud”, ovvero le voci dei tifosi o pseudo tali, durante Roma-Chievo, per rendersi conto che i fatti di Liverpool non hanno generato alcun pentimento tra chi si vanta di sostenere la squadra giallorossa. “Ultrà liberi”, era il ritornello ripetuto da chi, piuttosto che condannare la vile aggressione di Sean Cox prima del match di andata, esprimeva solidarietà nei confronti dei due romanisti arrestati per i fatti di Anfield.

E’ vero, ci sono le eccezioni, come dimostra la raccolta fondi fatta partire da alcuni tifosi per sostenere la famiglia dell’irlandese in coma. Ma è una curva che non conosce mea culpa, quella che, in queste ore, ha attaccato Pallotta, “reo” di aver giustamente preso le distanze dalle frange più violente di supporter romanisti. E così, ecco riversarsi persino su Instagram quell’odio cieco che dovrebbe rimanere fuori dagli stadi. Ragazzini che pubblicano “stories” con insulti, provocazioni e minacce irripetibili, rivolte agli inglesi che sbarcheranno tra poche ore in città. Per Roma un’altra opportunità, dopo quella, fallita, di Liverpool: in palio c’è la vittoria di una sfida sul piano della civiltà, a tutela dell’immagine di una Capitale che non merita di essere stuprata da violenze e cori oltraggiosi.

marco.pasqua@ilmessaggero.it
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