Roma, studente fa una diretta Instagram mentre il prof interroga: così le lezioni finiscono sui social (nonostante i divieti)

Su TikTok decine di video fatti in classe di nascosto, nonostante a dicembre una circolare del Ministero abbia ribadito il divieto dei telefoni in classe

Roma, studente fa una diretta Instagram mentre il prof interroga: così le lezioni finiscono sui social (nonostante i divieti)
di Veronica Cursi
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Venerdì 20 Gennaio 2023, 08:40 - Ultimo aggiornamento: 12:40

Ore 9,45. Sul cellulare di Chiara arriva una notifica: «Mattia è in diretta su Instagram». Niente di strano per un 15enne, se non fosse che è un martedì mattina e a quell'ora suo figlio dovrebbe essere a scuola. E infatti è proprio lì che è: seduto al banco che parla sottovoce con un amico collegato addirittura da un altro istituto: «Aho fratè ho preso 6 + in matematica, te che stai a fà?». Sullo sfondo i compagni di classe e il docente che interroga. Trenta secondi di video, o poco più, poi la live si interrompe bruscamente. Troppo rischioso farsi beccare dal prof, peccato che a sorprenderlo stavolta sia stata sua madre.

Scuola, stop ai cellulari in classe: arriva la circolare del Ministero. Ma sei studenti su sette lo usano

Non una novità, purtroppo. Quello che è successo martedì in quel liceo scientifico dei Parioli accade - quasi abitualmente - in tutte le scuole. Nonostante a dicembre una circolare del Ministero abbia ribadito quello che è già in vigore ormai da 15 anni: ovvero che è vietato l'uso dei cellulari in classe. Repetita iuvant, dicevano i latini. O almeno così dovrebbe essere. Peccato che queste regole vengono costantemente disattese. Basta farsi un giro su TikTok per vedere decine di video fatti in classe di nascosto.

E dire che i prof ci provano: qualcuno ritira i cellulari a inizio lezione, ma i più si appellano al senso di responsabilità degli studenti. Cosa che, evidentemente, non basta.

La circolare

Ma cosa dice il provvedimento del Ministero dell'Istruzione? La circolare conferma il divieto di utilizzare il cellulare durante le lezioni, trattandosi di un elemento di distrazione propria e altrui e di una mancanza di rispetto verso i docenti. Non specificando però sanzioni disciplinari. Spetta alle scuole infatti definire come applicare tali norme, punizioni comprese, attraverso i singoli regolamenti d'istituto e patti di corresponsabilità scuola famiglia. La mossa di Valditara non apre un nuovo fronte in realtà, ma serve più che altro a omogeneizzare il quadro. Visto che, già da tempo, tanti istituti si sono organizzati in autonomia per limitare questa presenza ingombrante.

Le regole (e le sanzioni) nelle scuole

Secondo un recente sondaggio di Skuola.net, condotto su un campione di 3.000 alunni delle scuole superiori, già oggi oltre 6 studenti su 10 devono infatti fare i conti con regole interne legate all'utilizzo dello smartphone in ambiente scolastico: il 61% ha proprio dei divieti scritti. A questi si aggiunge un ulteriore 30% a cui, per il momento, sono stati dati soltanto dei 'suggerimenti'; che presto potrebbero trasformarsi in indicazioni ufficiali. Ad oggi, dunque, appena 1 su 10 ha le mani libere; ma la cosa potrebbe appunto durare ancora poco. Quello su cui potrà incidere parecchio la nuova circolare, riaccendendo i riflettori sull'argomento, è però l'effettivo rispetto dei divieti. Perché, a dispetto dell'ampia copertura della regolamentazione scolastica, i ragazzi sembrano far finta che il protocollo anti-smartphone introdotto dalla propria scuola quasi non esista. Laddove questo c'è, infatti, appena 1 alunno su 7 racconta che le regole sono effettivamente osservate; tutti gli altri fanno un po' come gli pare. A innescare il corto circuito, probabilmente, è la parte delle sanzioni previste per chi non rispetta le prescrizioni. In un terzo dei casi (34%) si deve subire giusto un rimprovero verbale. Per il 36% si può arrivare al massimo a una nota scritta o al coinvolgimento dei genitori. Solamente il 30% può incorrere in una punizione come il sequestro dello smartphone.

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