volontari in azione
attorno allo #stadio Flaminio di #Roma
per far fronte all’incuria vergognosa”.
@Ermanno_Niada
Arrivano con le loro pettorine azzurre. Su cui c’è scritto Cittadini Volontari. Evviva. Applausi. Sembrano i caschi blu nelle zone di guerra. O l’esercito di liberazione. Hanno i guantoni, le scope, il secchio dove infilare il degrado, i recipienti dove mettere la vergogna di una città che ha abbandonato - come le capita spesso - uno dei suoi gioielli. Lo stadio è formato dal sommo Nervi? E chissene, pensano gli amministratori pubblici. E allora ben venga, a loro, a tutti, questa lezione di civismo scopa in mano. Le erbacce, piene di preservativi, di bottiglie rotte, di pezzi di auto o di carrozzine arrugginite, di stracci sporchi, docilmente si fanno aggredire, sembrano quasi vogliose di sparire, fanno schifo a se stesse. Una ragazza con la pettorina trova a un certo punto, nell’immondizia che sovrasta il gioiello, un frammento di bambola. Non sa se intenerirsi o indignarsi la giovane. Non ha tempo per scegliere e si rimette al lavoro, con gli altri, perché c’è tanto da fare. Faticano, sudano i Cittadini Volontari, aiutati finalmente da due camioncini di Ama, mentre la gente che passa li incita e li ringrazia. A pochi metri da loro, ci sono - luride e marce - due roulotte e un camper. Non siamo in un campo nomadi ma nei paraggi del centro di Roma. Lì dentro, in mezzo al parcheggio dove lasciano la macchina le persone che vanno all’auditorium, ci vivono gli zingari. Queste specie di baracche fanno parte dell’indicibile degrado. Ma chi le rimuove? Nessuno.
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