Nei giorni più drammatici della pandemia, quando stavamo tutti chiusi in casa, si è parlato molto di spese solidali e di raccolte di denaro destinate a chi non ce la poteva fare, chi non aveva più di che vivere. Oggi non se ne parla più, ma a Roma tante di quelle iniziative non si sono mai fermate, perché mai si è fermata la povertà. Tra le organizzazioni che funzionano meglio c’è quella messa in piedi da diversi comitati di quartiere nella zona di Monteverde e Porta Portese. Un anno fa ci lavoravano una settantina di persone, adesso circa la metà: sono soprattutto ragazzi, che vanno nelle case delle persone in difficoltà a portare generi alimentari, saponi e altri beni di prima necessità. Si spingono anche fuori zona, fino al Trullo, al Portuense, a Spinaceto.
Aiutano persone come Marco, ex autista di una ditta privata, che ha dovuto lasciare il lavoro per assistere un fratello malato e una madre molto anziana, con la necessità di pagare le cure per entrambi. Marco non ha i soldi neanche per comprarsi da mangiare. E neanche per pagarsi la ricarica del telefonino, che di questi tempi è quasi peggio visto che nel mondo di oggi, tra Spid e Green pass, chi non possiede un cellulare non è più riconosciuto come cittadino.
(Nella foto: i ragazzi volontari di "Roma 12 solidale")
pietro.piovani@ilmessaggero.it