Tutte le mattine, da quando è in pensione, Giulio ha sempre fatto colazione al bar, seduto al tavolino, leggendo un paio di quotidiani. Ora che le regole antivirus glielo impediscono, Giulio non rinuncia al caffè e al cornetto, e neanche ai giornali, però è obbligato a bere, mangiare e leggere in piedi, in mezzo alla strada. L’altra mattina sfogliava il Messaggero e commentava le notizie con Aldo, il titolare del negozio accanto, che a sua volta soffiava su un bicchierino di caffè bollente: «Dice Draghi che dal 26 aprile possiamo andare a cena fuori. E poi riapriranno teatri, calcetto, stabilimenti balneari. Si torna alla normalità, non sei contento?». Aldo era dubbioso: «A me ‘sto ritorno alla vita di prima non mi entusiasma. Già lo so che mi mancheranno un sacco di cose». «E che ti mancherà, la mascherina?» ironizzava Andrea, altro cliente abituale del bar, che pure stava facendo colazione sul ciglio della strada, con il cappuccino appoggiato sulla sella del suo motorino provvisoriamente parcheggiato sulle strisce pedonali. «Tu scherzi - ribatteva Aldo - ma per esempio io oggi posso fare finta di non riconoscere tutti quelli che mi stanno antipatici.
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