L'asino che vola e quelli che oggi scrivono il nome sui muri di Roma

L'asino che vola e quelli che oggi scrivono il nome sui muri di Roma
di Pietro Piovani
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Lunedì 16 Novembre 2020, 00:30 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 19:44

L’asino che vola su un muro a via di Tor di Nona è un’immagine che ogni romano in qualche modo ha nel cuore: ognuno da bambino è rimasto colpito da quel disegno che ci appare mentre passiamo in auto sul lungotevere. Ma il somarello con le ali azzurre un tempo non era solo, lo circondavano tanti altri disegni coloratissimi. Era il 1976 e un gruppo di ragazzi riuniti in un “collettivo” - all’epoca si chiamavano così - pensò di richiamare l’attenzione sugli antichi edifici del centro espropriati dal Comune e poi lasciati in stato di abbandono, con le finestre murate e i muri pericolanti. L’opera raggiunse il suo scopo e in un certo senso divorò sé stessa: le case furono restaurate e il restauro cancellò i murali, con la sola eccezione dell’asino volante che nel frattempo era diventato un simbolo di quel movimento e quasi di un'epoca.

Sono rimaste solo poche vecchie foto a documentare l’intera opera, con le sue figure vivaci e le scritte oggi così obsolete da fare tenerezza (spiccava lo slogan femminista vintage “Io sono mia”). Nei giorni scorsi sui social qualcuno ha ritirato fuori quelle foto, a dimostrare quanta differenza ci sia tra la primissima manifestazione di arte urbana a Roma e certi campioni del graffitismo odierno che impiastrano le mura più antiche con il loro nome, discendenti del greco Erostrato che incendiò il tempio di Artemide per guadagnarsi l’immortalità, e in effetti riuscì nel suo intento. Invece il nome dell'artista che dipinse l’asino che vola oggi non lo ricorda nessuno.
pietro.piovani@ilmessaggero.it

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