Il metodo Rozzi ora trova una nuova documentazione in un libro, “Gli amici di Padre Rozzi”, che trascrive gli appunti delle sue lezioni di filosofia raccolti da un gruppo di studenti di trenta anni fa. Il volume (che sarà presentato giovedì prossimo all'Istituto Massimo) si rivela un'interessante sintesi della storia del pensiero da Socrate a Nietsche. E sintesi è una parola chiave nell'insegnamento rozziano, perché se c'è una cosa che il gesuita voleva trasmettere ai ragazzi era la disciplina della concisione, che è sorella della precisione; era la cura nel calibrare le parole, nel non dire mai una sillaba più del necessario. I compiti da fare a casa che in genere ordinava per punire una mancanza disciplinare, vere sfide di scrittura come "Aristotele e Cartesio, somiglianze e differenze. Tre righe", erano in fondo una scuola di Twitter con molti decenni di anticipo.
Rozzi se n'è andato quasi dieci anni fa, e oggi sicuramente sarebbe felice di questo affettuoso omaggio editoriale, che premierebbe con un bel voto secondo il suo enigmatico sistema di valutazione, qualcosa come “barra verticale, due punti a destra”. Ma forse ai suoi studenti prescriverebbe l'esercizio aggiuntivo di riassumere le 250 pagine del libro in tre righe. (Se poi leggesse questo articolo, obietterebbe: ci sono due “forse”, e il forse non esiste!).
pietro.piovani@ilmessaggero.it
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