Partorire in agosto a Roma. E nel letto accanto una donna ha perso il bambino

Partorire in agosto a Roma. E nel letto accanto una donna ha perso il bambino
di Pietro Piovani
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Lunedì 20 Agosto 2018, 00:22 - Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 12:55
Quando arriva l’estate i medici e gli infermieri vanno in ferie, ma per fortuna anche i malati vanno in vacanza – cioè vanno negli ospedali dei luoghi di villeggiatura – per cui gli ospedali possono in qualche modo rimediare accorpando i reparti. Quell’«in qualche modo» però sintetizza un mondo di disagi e rischi sanitari. Al San Camillo tutti gli anni in agosto si uniscono, tra gli altri, il reparto di ginecologia e quello di ostetricia.

La cosa ha anche una sua logica, ma le conseguenze sono che ad esempio una madre e il suo neonato possono trovarsi in stanza con una donna che magari deve curare un’infezione post-operatoria. Oppure succede che una mamma che ha appena partorito si trovi nel letto accanto una malata terminale, o una donna che ha dovuto affrontare un aborto terapeutico. La convivenza forse non avrà controindicazioni dal punto di vista sanitario, ma da quello umano certamente sì.

Gli ospedali sono macchine complesse, sono grandi aziende che devono garantire innanzitutto la salute fisica delle persone ma nel farlo spesso trascurano la sofferenza psicologica dei pazienti. Si preoccupano del corpo, ma non dei sentimenti. Probabilmente è inevitabile, in tempi di ristrettezze economiche. Quando mancano i soldi anche i sentimenti diventano un lusso.

pietro.piovani@ilmessaggero.it
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