E «mamma, ma mica ho otto anni». Di foto non se ne parla, di racconti men che meno. I messaggi vocali inquietano: «Quando arrivo al coso ti chiamo, ciao ciao mammì».
Quando finalmente rispondono o si fanno vivi, non si ha il tempo neanche di chiedere un innocuo: che tempo fa? (un classico delle mamme) che ci si sente marchiate di “accollo”. Per il resto sarà tutto un susseguirsi di «sì»; «no»; «sì»; «no», con voce che arriva direttamente dall’Ade, il tono basso, incomprensibile di chi forse si vergogna, oppure lo fa proprio apposta. Pochi secondi, niente convenevoli. Salvo poi chiamare a sorpresa e con la voce suadente e bambina che conosciamo chiedere: «Senti, non ho più i giga dovete ricaricare sennò non posso chiamarvi». Facce da schiaffi.
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