Morire a 80 anni per una caduta in carcere

di Marco Pasqua
2 Minuti di Lettura
Lunedì 24 Aprile 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 01:44
Carceri: in 10 regioni  sovraffollamento sopra  la media nazionale
@bondine

Rubava biciclette, aveva il pallino per le mountain bike. Riusciva a portarsene a casa una al mese, racconta chi lo conosceva. La sua era cleptomania. In tanti anni, era divenuto il terrore del Centro e del quartiere Prati, dove preferiva colpire le sue vittime. Aveva collezionato una lunga scia di arresti e, ormai, non era in più un ragazzino: aveva 80 anni suonati. E, nonostante l’età avanzata e la tipologia di reato commesso, quello che tutti chiamavano “il ladro di biciclette” era rinchiuso in una cella nel carcere di Regina Coeli, dove si trovava per scontare un residuo di pena di circa un anno. Questo almeno fino a sabato, quando è stato trasferito all’ospedale San Camillo, dopo essere caduto – accidentalmente, si dice – nel reparto di medicina dello stesso carcere. Ma nel nosocomio di Monteverde, F.C. è morto ieri mattina proprio in seguito alla caduta. «Un 80enne non può stare in carcere – osserva Massimo Costantino, segretario generale aggiunto Cisl Fns – soprattutto se i reati commessi sono quelli attribuiti a questo ladro seriale di biciclette». Un paradosso, se si guarda ai numeri che testimoniano il sovraffollamento di questo istituto di pena trasteverino: qui, infatti, secondo i dati della Cisl, sono reclusi 909 detenuti, rispetto ai 622 previsti. «E certamente, si potrebbe abbattere questo numero – osserva Costantino – se fosse possibile prevedere misure diverse per le persone che hanno un’età avanzata, compatibilmente con la gravità del reato, dando loro la possibilità di scontare la pena in altre strutture, non penitenziarie».
 
marco.pasqua@ilmessaggero.il
© RIPRODUZIONE RISERVATA