Monumenti, se i leoni mangiassero i barbari...

di Mario Ajello
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Domenica 7 Maggio 2017, 00:05
«Roma, sopravvissuta a molte invasioni di barbari, sopravviverà anche ai lunghi anni di degrado che continua».
@Eleciccozzi

Ormai siamo passati dal Grand Tour al Barbaro Tour. Funziona così: il turista che arriva qui può fare come gli pare. Ecco una famigliola, che a Colonia o a Tallin chiamerebbe la polizia vedendo uno che butta la carta a terra, che ha i piedi a mollo nella fontana delle Naiadi a piazza Esedra e pasteggia nelle acque, dove galleggiano le bottigliette d’acqua minerale e le lattine di birra così stanno al fresco. Nella fontana di Trevi i tuffi di testa o a bomba, le nuotate stile rana, le passeggiate acquatiche senza veli strizzando un occhio alla sublime Venere di Botticelli, quasi sono all’ordine del giorno e servirebbe l’intervento della guardia costiera o del commissariato delle acque ma purtroppo non siamo a Venezia. A Piazza del Popolo, va molto la cavalcata di gruppo sui pregiati leoni di marmo di suggestione egizia di Giuseppe Valadier: c’è chi grida «banzaiiii» e chi urla «facimmo burdell’». Piazza Indipendenza si è rivelata il luogo adatto al sesso en plein air, tra cartacce, cumuli di rifiuti, plasticacce e scarti alimentari. Del Colosseo non diciamo, per carità di patria (visto che i barbari non sono solo quelli che arrivano ma anche noi malati di anarchia e di vergogna da censura e controllo). L’elefante berniniano a Piazza della Minerva è diventato una giostra (l’hanno sfregiato giocando a calcio di notte?). E via così. L’unica speranza, in assenza di vigili e di ogni forma di controllo, è che si arrabbino i leoni e il pachiderma. E si mangino i barbari.

mario.ajello@ilmessaggero.i
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