Neppure Ignazio, il padre, che ci ha messo un po’ di tempo prima di capitolare e di promettergli il suo assenso per la richiesta. Quella di Mattia è un’autentica passione: giocare a pallone gli piace, ma gli piace di più arbitrare le partite di pallone. Di nascosto da Fiorella, sua madre, si è già comprato la divisa e pure un paio di fischietti: l’una e gli altri li ha nascosti nel borsone del mare, tanto lì dentro fino alla prossima estate non ci guarda nessuno. Ha studiato il programma delle lezioni del corso, ha visto che non interferiranno più di tanto con gli obblighi della scuola e non vede l’ora di cominciare. E di finire.
All’inizio dirigerà le partite dei suoi coetanei, ma sogna già le categorie superiori. Senza un filo di paura, alla faccia delle brutte notizie che hanno tenuto banco sui media nei giorni passati. Anche perché sa che Ignazio, suo padre, lo accompagnerà ogni domenica. Magari facendolo scendere dalla macchina ad un centinaio di metri dal campo. Per non fargli fare la figura del bambino, per non affievolire la sua austera immagine di arbitro.
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