L’insostenibile leggerezza della fine della scuola

L’insostenibile leggerezza della fine della scuola
di Ernesto Menicucci
2 Minuti di Lettura
Martedì 12 Giugno 2018, 00:05
se l’ultimo giorno di scuola  non si fanno i gavettoni e si mangia al mc per me non è finita la scuola
irene@avocadono

Eh sì, ormai è una specie di rito: finisce la scuola, partono i gavettoni. E a volte anche molto di peggio: uova, farina, impiastricciamenti vari. In qualche circostanza si esagera e finisce a risse, botte per strada, macchine danneggiate. E, ovviamente, è quasi inutile sottolineare come varcare il limite della buona educazione e del rispetto per gli altri sia un errore che i nostri ragazzi non dovrebbero commettere.
Ma poi, però, diciamoci la verità: chi è che non vorrebbe tornare indietro ai nostri 12-13 anni, oppure anche quelli più avanti, fino al liceo? Quando l’ultimo giorno di scuola coincideva con quell’ebbrezza che, nella vita, non si prova più: l’idea di aver finito per davvero, almeno per tre mesi, il tempo (dilatato, a quel punto) dell’estate, quando si raggiungevano le comitive al mare, ci si ritrovava con persone che tutto l’anno erano estranee e si abbandonavano i compagni con i quali eravamo stati gomito a gomito per due quadrimestri, 5 ore al giorno. Una sensazione di libertà e leggerezza che probabilmente non ha eguali con nessun altra cosa. Anche dal lavoro si “stacca”, si va in ferie. Ma non per tre mesi e comunque il pensiero fisso ogni tanto ci va lo stesso. Così come al mutuo da pagare, alla bolletta in sospeso, ai genitori che crescono e che magari cominciano a soffrire di qualche acciacco, al collega che ti ha fatto arrabbiare. L’ultimo giorno di scuola no, era diverso. E allora, che gavettoni siano. Magari senza esagerare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA